C’è un settore azionario in Europa che negli ultimi 5 anni non ha praticamente guadagnato nulla e che addirittura ha un ritardo che supera il 70% di performance rispetto all’indice generale Stoxx Europe 600. Questo settore è ciò che gli investitori di una volta definivano titolo da cassettista oppure difensivo, il cosiddetto Food and Beverage.
Settore costituito da società attive appunto nel settore dell’alimentazione e delle bevande prevalentemente costituito da multinazionali anche se influenzato, come vedremo tra poco, da uno sparuto drappello di azioni e geografia a causa della sua composizione.
ETF Food & Beverage: flat sui 5 anni, in rosso negli ultimi 3 anni
L'ETF iShares STOXX Europe 600 Food & Beverage negli ultimi 5 anni è praticamente flat anche considerando i dividendi reinvestiti. Che differenza rispetto a oltre il 70% di un qualsiasi ETF che investe nell’indice generale Stoxx600.
Differenza che si è consumata anche negli ultimi 3 anni con un saldo addirittura negativo per il F&B contro il +40% dell’indice europeo. Un gap non irrilevante in appena 36 mesi.
Come detto, l’ETF ha nella concentrazione un evidente difetto. Le prime 10 società rappresentano oltre l’80% del totale. Le prime 3 società, Nestlè, Diageo, Anheuser-Busch InBev, coprono oltre il 50% delle posizioni con la multinazionale svizzera che cuba ben il 30%. E infatti la Svizzera è il primo paese rappresentato con il 35%, seguito da Belgio, UK e Francia con il 13% a testa.
I difensivi non piacciono in Borsa
Ma evidentemente in questo momento i difensivi non piacciono in Borsa. Gli stessi dividendi che un tempo rappresentavano un punto di forza di questo settore negli ultimi anni non hanno mai superato il 2% lordo, un numero non così esaltante in confronto ai titoli di stato europei. Un bund decennale ad oggi rende il 2,5% ad esempio.
In questi casi dovrebbero essere le prospettive di redditività ad accendere l’interesse degli investitori, ma le valutazioni ad oggi non sono così invitanti da far pensare ad un settore a sconto. Il rapporto prezzo utili è di 20, il rapporto prezzo valore di libro sfiora quota 3. Nulla per cui strapparsi le vesti.

E poi c’è il grafico dell’indice che non invoglia all’azione. Dalla fine del 2021 il calo di prezzo è stato costante e piuttosto deciso portando l’indice F&B non lontano dai minimi del 2015 e del 2017. Qui sarebbe auspicabile una reazione anche perché uno sfondamento dei supporti renderebbe decisamente più pesante un bilancio già deficitario. Se si concretizzasse il settore Food and Beverage non sarebbe certamente un campo invitante verso il quale spostarsi.