E se il futuro in borsa fosse roseo per il settore bancario e finanziario in genere? Un settore tipicamente value come quello finanziario è stato snobbato negli ultimi tempi per varie vicissitudini. La voracità della tecnologia che ha attratto molti investitori nella direzione del nuovo che avanza (intelligenza artificiale, cybersecurity, robotica, criptovalute), i bassi livelli di redditività di uno dei settori più anziani del mondo economico, i recenti fallimenti delle banche americane da Silicon Valley Bank in giù, fino alle croniche difficoltà di diversi giganti finanziari europei come Credit Suisse costretta ad abbandonare il mercato.
Tutte lecite preoccupazioni da parte di un mercato che per ora non sembra aver voglia di tenere in debita considerazione i multipli a sconto e soprattutto politiche monetarie che hanno riportato i margini di interesse ad essere delle voci redditizie per i bilanci bancari dopo anni di tasso zero, soprattutto in Europa.
Quello che ancora blocca molti investitori è, giustamente, l’inversione della curva dei rendimenti. Le banche raccolgono denaro a breve per prestarlo a lungo. Quando i tassi di interesse sulle scadenze ravvicinate sono più alti di quelli a lungo termine si pone ovviamente un problema di profittabilità con remunerazioni sui depositi competitive con i tassi sui mutui.
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Ma il settore finanziario non è rappresentato da sole banche e in borsa da qualche tempo non sembra poi stare così male; l’ETF Xtrackers Msci World Financial ce lo dimostra. Come si vede dal grafico il mercato dei finanziari dopo la ripresa dei massimi pre Covid si è stabilizzato. Non ha guadagnato tanto terreno, ma non l’ha neanche perso. Soprattutto sembra vivere una classica fase di accumulazione in attesa di notizie in grado di spingere i prezzi sopra l’asticella delle resistenze.
Secondo i dati forniti da MSCI questo settore offre oggi un dividend yield del 3% con un rapporto prezzo utili atteso di 11 e un rapporto prezzo valore di libro di 1,4.
Dati che mettono di diritto il World Financial nel campo del value, ma che da decine di anni non offre più soddisfazioni all’investitore di quelle che offre un mercato azionario globale. Sempre secondo i dati di Msci, dal 1994 a oggi il rendimento medio annuo composto dell’indice dei finanziari è stato del 5,2%, quello del Msci World del 7,5%.
L’ETF in termini di fattori di rischio è sovrapesato quanto a value e sottopesato in termini di quality. Geograficamente l’America pesa per il 55% seguita da Canada, Gran Bretagna, Giappone e Australia. Molto modesto il peso della zona euro il che rende l’ETF un buon diversificatore di portafoglio per chi fosse eccessivamente esposto all’equity del Vecchio Continente. Banche che fanno un terzo del paniere, seguite da servizi di pagamento (12%), borse valori (7%), assicurazioni (6%). Anche in questo caso una buona diversificazione intrasettoriale che non ha dominatori assoluti quando a società presenti. La prima, JPMorgan, pesa per il 5% del totale seguita da Berkshire, Visa e Mastercard con pesi che vanno dal 4% al 3%. Essendo 240 i titoli in portafoglio non emergono eccessivi rischi di concentrazione.
Un ETF lanciato nel 2016, quello di Xtrackers, che può sicuramente rappresentare una eccellente alternativa a basso costo (0,25% annuo) di diversificazione per investitori alla caccia di opportunità in un mondo finanziario che non è rappresentato solo banche.