Continuano ad arrivare notizie di chiusure di ETF con sigle ESG o SRI nella propria descrizione. Una tendenza che ha varie cause. Questa volta tocca a BNP Paribas comunicare agli investitori la liquidazione di due ETF fattoriali ESG per palese antieconomicità. Per chi gestisce l’ETF, ma anche per chi ci ha investito soldi.
ETF che avevano una storia quasi decennale, essendo stati lanciati nel 2016, ma che evidentemente non hanno mai acceso più di tanto gli entusiasmi degli investitori. I due ETF sono BNP Paribas Easy ESG Low Vol US e BNP Paribas Easy ESG Momentum Europe.
Le masse amministrate di questi due ETF in nove anni di storia non hanno superato i 10 milioni di euro e probabilmente nella speranza di BNP c’era quella di assistere ad una nuova tendenza dirompente all’acquisto di strumenti gestiti con obiettivi ESG che li avrebbe tirati fuori dalle secche.
Trend che sta naufragando sotto i colpi neanche tanto ambigui dell’amministrazione Trump contro questa tipologia di prodotti e di una regolamentazione più stringente e puntuale richiesta da ESMA che ha costretto molte case a ridenominare numerosi prodotti. Come BlackRock e Ubs che di recente hanno modificato i nomi di centinaia di fondi ed ETF.
La mossa di BNP non è comunque un caso isolato. Franklin Templeton di recente aveva deciso di chiudere un ETF SRI che investiva in azionario globale sempre per anti economicità del prodotto.
ETF fattoriali: attenzione a costi e performance
Tornando agli ETF tematici di BNP la realtà è anche un’altra. Più cari rispetto agli equivalenti ETF non ESG di almeno 5-10 punti base, questi strumenti hanno fatto anche decisamente peggio in termini di performance.
Confrontando ad esempio l’ETF ESG a bassa volatilità con l’equivalente di Ubs in versione tradizionale scopriamo che a 5 anni il gap di performance sfiora i 20 punti percentuali con una volatilità sostanzialmente simile.
Facendo lo stesso confronto tra l’ETF ESG che investe nelle azioni europee con fattore momentum e l’equivalente strumento di iShares, scopriamo anche in questo caso che nell’ultimo lustro c’è un deficit di performance che sfiora i 15 punti percentuali.
Tendenza che non è mutata nemmeno nell’ultimo anno quando il mercato ha subito qualche scossa tellurica di assestamento.
Se poi gli stessi dati li andiamo a verificare dal lancio dei due ETF di BNP si apre un vero e proprio cratere. Oltre 40 punti di sottoperformance per l’ETF a bassa volatilità, quasi 50 per l’ETF momentum europeo.
Insomma, non è solo lo scarso appeal del tema ESG ad aver allontanato gli investitori da questi ETF, ma vere e proprie performance deludenti che impongono, forse anche con un certo ritardo, decisioni drastiche di chiusura dei due strumenti che credo in pochi rimpiangeranno.