Con il dollaro americano decisamente in difficoltà si tende ad osservare in queste settimane con un misto di stupore e rassegnazione l’incapacità di progredire di diversi ETF che investono sulle Borse americane nonostante il raggiungimento di nuovi massimi storici.
La causa del passo avanti seguito da passo indietro è da imputare alla debolezza del dollaro americano che ormai si sta avvicinando al rapporto di 1,20 contro euro.
Ma questa forza della valuta europea non è solo esclusiva contro il dollaro americano, ma anche su altre divise. E così assistiamo ad una gara impari tra ETF che investono su una determinata area geografica a cambio aperto contro ETF con il medesimo sottostante ma a cambio coperto che invece stanno mostrando eccellenti numeri negli ultimi 12 mesi.
ETF Eur Hedged: indicazioni positive per chi ha coperto dollaro e franco
Partiamo naturalmente dall’indice principe, quel S&P 500 che nell’ultimo anno in versione cambio aperto avrebbe guadagnato appena il 4%, mentre coprendo il rischio di cambio avrebbe consentito all’investitore di mettere a segno una performance del 12%.
Passiamo al Giappone, altro regno della volatilità valutaria con lo yen che a differenza del dollaro consente, a chi copre il cambio, di ottenere un premio e non di sostenere un costo. Ebbene chi ha scelto la copertura dell’indice Msci Japan nell’ultimo anno ha portata a casa, comunque, un risultato positivo del 3%; viceversa chi ha sfidato il rischio yen ha portato a casa, pensate un po', lo stesso 3%.
Passiamo alla Borsa svizzera sempre via indice Msci. In questo caso un ETF di Ubs che replica l’indice ha ottenuto un +5% coprendo il cambio. Anche in questo caso l’opzione cambio aperto non avrebbe offerto nulla di diverso.
Sempre Ubs offre agli investitori la possibilità di investire nelle borse di Australia e Canada a cambio coperto. Per l’Australia la copertura del cambio ha prodotto un guadagno nell’ultimo anno del 11%. Rimanere invece investiti in Aud, ovvero nella valuta in cui sono quotate le azioni australiane, ha eliminato ogni gain visto il flat di performance dell’ETF iShares Msci Australia.
Ottima scelta sarebbe stata quella di coprire il rischio cambio dollaro canadese vista la forte debolezza che ha coinvolto la divisa nord americana. Negli ultimi 12 mesi l’ETF dedicato di Ubs ha guadagnato il 25%, quello a cambio coperto con lo stesso indice sottostante (Msci Canada) il 15% soltanto.
Ma questa particolare sfida cosa ci dice a distanza di 5 anni?
I risultati si ribaltano con la Borsa americana che ha fatto meglio di oltre 15 punti percentuali. Quella canadese ha spuntato invece un vantaggio di soli 5 punti percentuali. La versione hedging della borsa australiana invece risulta migliore di quella a cambio aperto di quasi il 15%.
Andando alle due valute low yield, yen giapponese e franco svizzero, scopriamo che per la terra elvetica la non copertura avrebbe offerto un modesto vantaggio di circa 8 punti percentuali nell’ultimo lustro, mentre sul Giappone coprire il cambio sarebbe stata la scelta super vincente. Sono oltre 65 i punti percentuali di differenza tra l’ETF che investe sull’indice Msci Japan eur hedged rispetto a quello a cambio coperto.