L’universo degli ETF tematici legati alle energie pulite continua a perdere pezzi molto velocemente e le ultime picconate di Trump, come l’uscita dagli accordi di Parigi sul clima e l’abolizione delle misure green volute dal suo predecessore Joe Biden, hanno esasperato un ribasso che comincia ad assomigliare a una capitolazione.
Tra poco vedremo direttamente sul grafico quali interessanti livelli tecnici sono stati raggiunti, ma è indubbio che il settore è stato completamente ripulito da ogni speculazione ora che anche sulle politiche verdi dell’Europa si cominciano ad avanzare dubbi e perplessità.
Se prendiamo come riferimento l’unico vero ETF dotato di un livello di capitalizzazione degno di nota, ovvero iShares Global Clean Energy, un contenitore da quasi 2 miliardi di euro, scopriamo che i multipli dell’indice S&P Global Clean Energy sono invitanti e ormai un lontano ricordo dei prezzi decisamente cari di qualche anno fa. Il rapporto tra prezzo e utili è di 12, quello tra prezzo e valore di libro di 1,4.
ETF iShares Global Clean Energy: potrebbe essere arrivato il momento di andare contro corrente
Numeri tipicamente da fondo "value" per quella che fino a poco tempo fa era considerata una tipologia di investimento decisamente "growth".
ETF anomalo anche nella composizione geografica. Gli Stati Uniti infatti pesano “appena” per il 25% del portafoglio con Cina e Brasile che seguono rispettivamente con il 13% e l’11%. Poi Danimarca e Spagna.
Le utilities fanno la parte del leone occupando il 60% dell’ETF, poi industriali e tecnologici.
Le società che troviamo ai primi posti per peso sono prevalentemente attive nel solare, eolico, multiutility, elettrico industriale. Alcuni settori, come il solare e l’eolico, negli ultimi mesi hanno subito pesanti ridimensionamenti proprio per il timore che con l’avvento di Trump ci sarebbero stati passi indietro nella politica sulle rinnovabili. E così è stato, ma ora che le notizie negative sono state scontate non potrebbe essere il caso di andare contro corrente?
Se osserviamo il grafico dell’ETF di iShares la possibilità di una ripresa da adesso in avanti non appare così remota.
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Dopo un calo di oltre il 60%, l’ETF ha raggiunto quella linea di supporto che unisce il minimo del 2018 con quello del 2012. Dopo altri sei anni ci risiamo con un'esasperazione del ribasso che adesso potrebbe cominciare ad ingolosire gli investitori a caccia di occasioni, esercizio non semplice considerando le valutazioni degli indici azionari principali.
Per questo motivo sto cominciando a monitorare con molta attenzione questo ETF. Non è questo il momento di entrare, serve prima di tutto un segnale da parte del mercato che si sta cercando di costruire una base per rilanciare l’azione. Però giusto prendere atto che da qui potrebbe nei prossimi mesi nascere qualcosa di interessante per le azioni green tanto bistrattate.