La trade war è ufficialmente cominciata e le parole di Trump rivolte ai suoi cittadini circa le inevitabili difficoltà che arriveranno a causa dei dazi imposti a mezzo mondo, sono un fosco presagio di quello che potrebbe accadere a domanda interna, investimenti ed esportazioni USA.
Ma se l’America ha le spalle grosse per affrontare quella che si preannuncia una battaglia lunga e snervante, altri mercati non necessariamente potrebbero vantare la stessa resilienza. Naturalmente i primi indici ai quali hanno immediatamente guardato gli investitori lunedì 3 febbraio in apertura dopo l’annuncio di Trump sono stati quelli di Canada e Messico.
Gli indici di Toronto e Città del Messico hanno immediatamente pagato dazio (soprattutto se convertiti in dollari Usa) a causa della pesante svalutazione subita dalle valute locali, inevitabilmente cuscinetti ammortizzatori per una guerra commerciale che vedrà anche nel rapporto di cambio un mezzo per arginare gli effetti nefasti dei dazi a import e export. Poi l'annuncio sempre a sorpresa del dietrofront con aperture e sospensioni delle misure da parte di Trump per dare tempo ai due Paesi di attivare opportune misure di contrasto a criminalità e immigrazione clandestina.
Borse Canada e Messico: due listini particolarmente interessanti
Canada e Messico sono, assieme a Cina ed Unione Europea, i partner commerciali verso cui gli Stati Uniti vantano il maggior interscambio commerciale. Il Messico è il primo esportatore di merci verso gli USA con quasi 500 miliardi di dollari, così come il Canada è il primo mercato di riferimento per le merci americane in uscita con oltre 320 miliardi di export.
I dazi inizialmente annunciati da Trump verso Messico e Canada nell’ordine del 25% (con alcuni “sconti” come nel caso dei prodotti energetici canadesi), inevitabilmente impatterebbero sulle due economie locali che hanno fatto dell’interscambio con gli States la loro fonte di benessere in questi ultimi anni di possente crescita a stelle e strisce.
La Borsa canadese è cresciuta in dollari Usa del 9,8% negli ultimi 5 anni mentre quella messicana ha patito una certa debolezza anche causata dal cambio con un ritmo di crescita annuo di appena il 4,4%, comunque il doppio rispetto al passo tenuto dall’intero mercato emergente.
Ma anche l’effetto cambio, come detto, ha avuto il suo impatto. Nel 2024 il dollaro canadese ha perso il 10%, il peso messicano il 25%. Entrambi si sono sostanzialmente adeguati in anticipo agli eventi e nuove svalutazioni appaiono all’orizzonte.
Gli ETF che replicano i due mercati azionari canadese e messicano e quotati sui mercati europei sono diversi. iShares per il Canada e Xtrackers per il Messico sono quelli che ho scelto come più indicativi anche per la loro profondità storica. Graficamente emergono degli interessanti contrasti.
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La Borsa canadese in costante spinta ha aggiornato a ripetizione i massimi storici. Quella messicana sta andando a saggiare la consistenza di quelle resistenze poi diventate supporti dopo una decade persa. Per quest’ultimo mercato la correzione recente sembra essere una buona occasione di ingresso, ma con l’opportuna cautela di chi sa che se i prezzi dovessero rientrare sotto i supporti i rischi si farebbero molto alti.
Per la Borsa canadese non si può parlare di fondamentali eccessivamente cari, ma nemmeno a sconto con la correzione che è benvenuta per favorire la partecipazione ad un mercato nordamericano decisamente meno tech ma più value e orientato al mondo delle materie prime.
Siccome il film dei dazi è appena all'inizio i prossimi mesi potrebbero riservarci altre sorprese con Canada e Messico probabili attori protagonisti. Nel bene o nel male saranno mercati molto interessanti da seguire soprattutto in caso di pesanti drawdown a causa di notizie negative sul fronte politico e commerciale.