ETF cinesi, quando narrativa non sempre è uguale a plusvalenze | Investire.biz

ETF cinesi, quando narrativa non sempre è uguale a plusvalenze

27 lug 2023 - 17:00

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Due temi di mercato legati alla Cina che avrebbero dovuto regalare soddisfazioni agli investitori. Mobilità elettrica ed energie rinnovabili. Non è andata così

Pessima idea investire sulle notizie mainstream che si basano su presunti domini globali di un Paese in un certo settore oppure sull’idea che i settori che possono risolvere gravi problemi come quelli ambientali o di salute possano portare benefici nei prezzi di Borsa. L’esempio più plastico di quello che ho appena scritto viene dalla Cina.

Il Paese asiatico è il dominatore incontrastato (almeno questo è quello che leggiamo frequentemente) del settore delle auto e soprattutto delle batterie elettriche. Le macchine cinesi a basso costo invaderanno il mercato europeo e metteranno in enorme difficoltà l’industria europea. Già, ma oltre a fare concorrenza spesso sleale, per far crescere i valori di Borsa delle società quotate servono utili. E la prospettiva di dominare un mercato non significa necessariamente diventare una nuova Amazon.

L’industria dell’auto cinese è ovviamente sotto il controllo di Pechino, privata di nome ma pubblica di fatto, con limitazioni e sussidi attraverso i quali il Governo cerca di mantenere sotto controllo questa industria strategica, a questo punto anche dal punto di vista geopolitico.

Nonostante questa narrativa, l’ETF Global X China Electric Vehicle and Battery è uno dei peggiori ETF del 2023. Investito in oltre 40 aziende dei due settori, seppur particolarmente concentrato nelle prime 10, questo ETF investe in nomi semisconosciuti agli investitori italiani. BYD CO, CONTEMPORARY AMPEREX TECHN, GANFENG LITHIUM GROUP non scaldano ovviamente i cuori dell’investitore disposto però a pagare lo 0,68% all’anno per partecipare a quello che dovrebbe essere un settore in sicura crescita. Forse.

In realtà dentro questo ETF troviamo non solo il settore auto (che pesa per il 10%), ma soprattutto chimica (37%) ed elettronica (30%). Se per le auto elettriche cinesi nell’ultimo anno se n’è andato il 40% del valore, lo stesso vale (-35%) per l’ETF che cerca di cavalcare l’onda delle energie pulite in uno dei Paesi più inquinati al Mondo.

Con una perdita della stessa entità, Global X China Clean Energy investe nelle società attive nelle energie pulite e presenta caratteristiche non tanto diverse dal precedente ETF sul settore della mobilità elettrica. Sono 36 le società in portafoglio con le più importanti, quanto a peso in portafoglio, che di nome fanno CHINA YANGTZE POWER, CHINA THREE GORGES RENEWAB, SUNGROW POWER SUPPLY. Anche in questo caso nomi semi sconosciuti che sono ripartiti a livello settoriale tra semiconduttori (40%), elettronica (30%) e produttori di energia rinnovabile (25%). Una bella etichetta, ma una sostanza che prende molto alla lontana il tema rinnovabili.

Due ETF che hanno perso oltre il 35% in 12 mesi pur investendo in settori dai quali ci si aspettava molto in termini di crescita, soprattutto in Cina. Eppure, la narrativa non sempre fa rima con crescita degli utili e plusvalenze di Borsa. Questi due ETF lo hanno dimostrato. E questo andrebbe sempre ricordato quando investiamo denaro.

 

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