Celebrato da titoloni entusiasti, acclamato da investitori alla ricerca della solita scommessa facile al traino di una narrativa che disegnava ponti d’oro, un altro tema super gettonato degli anni scorsi saluta il mercato e segue la strada del delisting. Sto parlando dell’ETF sulla cannabis di Rize, società ora sotto il controllo di Cathie Wood e di ARK Investments.
Dopo l’annuncio a settembre dell’acquisizione della società specializzata in ETF tematici, ARK ha deciso di ristrutturare la sua offerta prodotti cominciando a chiudere gli strumenti antieconomici. Con l’ETF Rize Medical Cannabis è successo esattamente questo. Masse amministrate che non hanno superato i 15 milioni di euro l’ETF di Rize dal lancio ha accumulato una perdita del 60%.
Il 12 dicembre l’ETF ha chiuso ed è stato delistato beffando i suoi clienti che non hanno avuto nessuna possibilità di recuperare la perdita.
ETF Cannabis: scarsa capitalizzazione ed eccessiva concentrazione
La mossa è arrivata pochi giorni l’annuncio di HANetf di “fondere” l’ETF Medical Cannabis e Wellness che non ha mai superato i 10 milioni di masse amministrate, nell’ETF Healthcare Megatrend Equal Weight.
Un classico fenomeno di bolla speculativa che ha raggiunto il suo apice nel momento del lancio di questi ETF e che puntualmente è scoppiata poco dopo quando nuove società si sono affacciate sul mercato comprimendo i margini di profitto e mettendo fuori dal gioco molte aziende inefficienti. Un malessere amplificato anche dalla concorrenza di tassi di interesse sopra al 5%, valido concorrente nel quale parcheggiare denaro invece che tentare di utilizzarlo in modo alternativo su ETF speculativi magari sfruttando la leva.
Il Rize Cannabis soffriva dei mali di tanti ETF tematici che da queste pagine ha sempre allertato come critici nel momento in cui si seleziona uno strumento. Oltre alla capitalizzazione, anche l’eccessiva concentrazione di società nel paniere è una nota dolente. Appena 15 con le prime 4 che coprono il 60% dell’intero portafoglio.
Qualche big cap, ma soprattutto piccole società nate sull’onda di una rivoluzione che avrebbe dovuto incontrare il favore della gente e che invece ha relegato a una nicchia insignificante del mercato il fenomeno cannabis.
L’ETF ormai abbandonato a sé stesso ha sempre avuto dal lancio livelli di volatilità compresi tra il 30% e il 40% con un massimo drawdown dal lancio del 80%. Una follia per chi investe denaro con prospettive di medio lungo periodo. Ma anche per chi tenta di fare speculazione su un settore nuovo e ad altissimo tasso di instabilità.
Credo non sarà comunque l’unica chiusura clamorosa alla quale assisteremo nei prossimi mesi.
Il rialzo dei tassi ha annientato le speculazioni a leva e di conseguenza molto del denaro fresco che veniva dirottato su questi strumenti si è esaurito. Le chiusure per antieconomicità sono una prevedibile conseguenza.