Obbligazioni High Yield pigliatutto. Questo si può dire analizzando l’andamento negli ultimi anni dell’obbligazionario ad alto rendimento in dollari americani e mettendolo a confronto con l’obbligazionario, sempre in valuta forte e anche locale, emergente. Ma facendo un altro confronto, in questo caso con l’azionario, scopriamo che il rischio High Yield non è stato adeguatamente ricompensato.
La corsa del debito societario cosiddetto "junk", gli High Yield Bond non vantano infatti un rating "investment grade", ha avuto a suo favore una serie di fattori cruciali e forse unici.
Secondo i dati forniti da JP Morgan, il tasso di default degli High Yield Bond è inferiore al 1,5% quando il dato medio storico è 3,5%, ma non solo. Questa situazione favorevole si riflette nel costo di indebitamento per gli emittenti. Sono poco più di 300 i punti base di spread che paga mediamente un paniere di High Yield Bond sintetizzato da un indice, quasi la metà del dato di spread to worst storico.
Bond High Yield: rendimenti decisamente inferiori rispetto all'azionario
L’assenza di recessione economica e mercati azionari che non mostrano segni di cedimento hanno contribuito ad alimentare una performance assoluta che oggi raggiunge quota 26% negli ultimi 5 anni.
Sappiamo che le emissioni High Yield solitamente non hanno scadenze particolarmente lunghe e questo ha reso impermeabile il comparto alla sparata dei tassi di interesse del 2022-2023, soprattutto perché ciò è avvenuto con un rischio di credito mai in forte tensione.
Nel mondo obbligazionario, a spread i diretti concorrenti degli ETF High Yield nei portafogli degli investitori possono essere considerate le obbligazioni emergenti.
Con indici solo governativi o aggregati, questi Bond emessi in valuta forte e in valuta locale hanno raccolto nello stesso periodo tra il 5% e il 10% a seconda degli indici sui primi e addirittura sono ancora negativi sui secondi. La componente emergente esclusivamente corporate ha fatto meglio di tutti salendo del 13% in un lustro.
Per offrire un metro di paragone con l’andamento degli High Yield Bond europei, dove il rischio cambio non è presente, possiamo vedere come questo comparto si posiziona nel mezzo avendo guadagnato il 12% negli ultimi 5 anni.
Naturalmente non sono questi i tassi di rendimento stellari che speravano di raccogliere gli investitori 5 anni fa.
L’obbligazionario ad alto rendimento europeo ha infatti portato a casa appena il 2,3% l’anno, dato in linea con l’inflazione. Tralasciando le local currency emergenti negative, soprattutto la forza del dollaro ha aiutato gli ETF che investono in Bond emergenti governativi a raccogliere rendimenti annui composti tra l'1% e il 2%. Addirittura meno dell’inflazione.
Meglio i corporate Bond emergenti (+2,5% anno), ma soprattutto è stato l’effetto cambio ha permesso alle obbligazioni spazzatura americane di arrivare a toccare un rendimento annuo superiore al 4,7% mettendole al primo posto nella speciale classifica dell’obbligazionario a spread.
Nulla a che vedere con il rendimento annuo dell’ultimo lustro dell’azionario mondiale (+13%), questo smentendo un po' quella falsa illusione che investire in High Yield è come investire in azionario ma con una volatilità ridotta.
Questo ultimo punto è stato effettivamente confermato (la volatilità annua dell’High Yield americano è stata del 10% contro il 18% dell’azionario), ma i rendimenti sono stati un terzo di quello ottenuti dal bene più generoso investimento in equity.
Delusione profonda invece dagli altri obbligazionari a spread come High Yield europei e Bond emergenti che non hanno fornito contributi adeguati per il rischio corso.