Nell’ultimo anno l’oro ha battuto il Bitcoin ma di poco. Se questa affermazione è confermata dalle performance degli ETN come vedremo tra poco, c’è però un campo che è quello degli ETF azionari settoriali, dove il battere si trasforma in dominio totale. Le azioni aurifere hanno infatti “stracciato” quanto a performance le azioni collegate al mondo crypto e blockchain.
Partiamo dal sottostante. Nell’ultimo anno un ETC di Invesco Physical Gold ha realizzato una performance del 32%, oltre 4 punti sopra l’ETC di WisdomTree Physical Bitcoin.
Obiettivamente bisogna anche dire che a distanza di 3 anni la distanza rimane importante con il Bitcoin che ha raddoppiato la performance dell’oro.
Ma è sul terreno azionario, ovvero delle società attive rispettivamente nel settore aurifero e del cryptomining che non c’è mai stata partita.
ETF settore aurifero vs crypto stocks: non c'è partita
Ho preso come riferimento due ETF per ciascun settore, una scelta necessaria vista la dispersione di rendimenti che si nota tra strumenti che operano nello stesso campo. Quindi per l’azionario aurifero ho scelto i due ETF più capitalizzati di L&G e VanEck, mentre per il settore crypto-blockchain ho scelto gli ETF di Invesco e di nuovo VanEck.
A distanza di 12 mesi l’azionario aurifero ha offerto all’investitore una performance che arriva fino a 55%, mentre nell’universo equity blockchain e crypto le performance annue sono negative.
Ma c’è una sorpresa. Se a distanza di 3 anni Bitcoin batte nettamente l’oro, sul fronte azionario accade esattamente il contrario.
L’azionario aurifero si porta a casa performance inferiori a quelle del metallo giallo ma neanche di tantissimo con un +55%. Quello che stupisce è come la componente aziendale che più avrebbe dovuto trarre beneficio dalla crescita di Bitcoin (ma non solo), a distanza di 3 anni è flat su un ETF molto capitalizzato e storico come Invesco Global Blockchain o addirittura come nel caso di VanEck perde oltre il 15%.
I motivi sono diversi. Prima di tutto l’immaturità di un settore composto da diverse società che non producono utili oppure con multipli altissimi, quindi soggette a forte volatilità nei prezzi. Basti pensare che la volatilità dell’ETF di VanEck che investe in società del settore crypto supera il 70%.
Un secondo motivo, che in parte affligge anche il settore minerario, è quello della concentrazione. L’ETF di VanEck conta appena 20 partecipazioni tra cui Coinbase, Microstrategy, Block, Riot Blockchain, ed è evidente come le fortune o le sfortune di solo un paio di queste società alterino la performance dell’ETF in modo importante. E negli ultimi 3 anni la volatilità di cui sopra collegata a situazioni non felicissime per alcune di queste società ha inciso in modo decisivo nella deludente performance finale.
Possiamo quindi dire che la old economy collegata all’oro con la sua maturità sta mettendo in luce tutti i limiti di un settore ancora giovane e orientato ad una crescita dai contorni incerti e dipendenti da uno scenario regolamentare in costante evoluzione. Staremo a vedere se al termine della correzione in corso di Bitcoin ci sarà una vigorosa ripresa o se emergeranno all’opposto problemi di sostenibilità tra alcune delle big del settore.