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Nonostante un 2019 travolgente per le performance i fondi americani hanno faticato a battere i propri benchmark
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Se a livello azionario qualche notizia positiva è arrivata negli ultimi 12 mesi nel comparto small cap e lato obbligazionario nel comparto corporate, i dati a 10 e 15 anni sono impietosi per la gestione attiva
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Interessanti anche i dati relativi ai cicli di vita dei fondi. Ad esempio la metà dei fondi high yield dopo 15 anni non esiste più
S&P Dow Jones Indices ha rilasciato nel mese di aprile il consueto report SPIVA 2019 che misura con una profondità storica molto interessante se e di quanto i fondi a gestione attiva degli investimenti battono i più comuni indici di mercato. Non è la prima volta che commento questi numeri ma credo sia interessante rimanere aggiornati per comprendere se l’industria finanziaria del risparmio gestito di tipo attivo ha qualche arma in più per sopravvivere agli ormai sempre più dilaganti ETF.
Il 2019 e le sue performance da favola sembrano ormai un lontano ricordo. La Borsa americana si è rivalutata di oltre il 30% nel 2019, trainata dal settore tecnologico che ha raccolto la sua quarta migliore performance degli ultimi 30 anni.
Naturalmente ogni brochure patinata di qualsiasi casa di investimento è stata arricchita da numeri importanti che se non fosse stato per l’imprevisto Covid-19 avrebbero permesso alle varie società di esaltare le proprie capacità di gestione del denaro.
Già, ma non dobbiamo mai dimenticare che il compito di un fondo a gestione attiva non è quello di realizzare performance positive ma quello di realizzare performance superiori a quelle del mercato. Stiamo parlando del cosiddetto Alpha, che di fatto rappresenta l’extra guadagno ottenuto rispetto a ciò che realizza un indice, ovvero nella realtà un ETF. E’ proprio l’Alpha che giustifica il pagamento di una extra fee su un fondo di investimento.
Secondo il report SPIVA nel 2019 mediamente il 70% dei fondi azionari americani non è riuscito a battere il suo benchmark di riferimento. E’ la peggior quarta peggior performance di sempre dal 2001. Verrebbe da dire missione fallita anche se come vedremo per fortuna qualche eccezione (di breve periodo) c’è stata.
La difesa delle società del risparmio gestito a questo punto è sempre la stessa. Ormai negli investimenti che coinvolgono le società a grande capitalizzazione ETF e fondi indice sempre più efficienti impediscono ai gestori di far valere le loro capacità.
Se guardiamo al dato 2019 della sezione small cap potremmo anche credere a questa linea di difesa. Il 62% dei gestori ha battuto il benchmark, ma poi vedendo che su 10 anni solo l’11% fa meglio del mercato il castello crolla miseramente.
Dal punto di vista dei fondi azionari che investono anche fuori dall’America va un po' meglio con il 57% dei gestori che hanno battuto il benchmark nel 2019. Se però guardiamo il bilancio degli ultimi 15 anni il 90% è sott’acqua e se osservassimo il fattore di persistenza, ovvero quanti di questi primi della classe di un anno lo sono anche a distanza di 15 anni, avremmo un rotondo zero.
Non va meglio sui fondi obbligazionari. Addirittura nel 2019 il 98% dei gestori è stato incapace di battere il mercato sui fondi a lunga scadenza. Meglio, ma solo per questo 2019, i fondi corporate bond investment grade. In questo caso il 32% dei fondi ha battuto il mercato e questo segue un 2018 devastante in cui il 90% era stato surclassato. La performance a 10 anni ancora una volta riporta alla realtà con un bel 97% di gestori incapaci di essere vincenti sulla parte a lunga scadenza.
Un numero che ritroviamo nel lungo periodo anche sui gestori high yield bond battuti nel 97% dei casi dal mercato. Altra statistica interessante è quello che ci dice che dopo 15 anni il 57% dei fondi high yield non esiste più. Insomma passano gli anni ma per la gestione attiva il risultato non cambia granchè.