L’interesse per tutti i settori direttamente collegati al prezzo del petrolio ha avuto una fiammata nei giorni dell’escalation bellica tra Israele ed Iran, prima di ritornare ad essere snobbati dagli investitori, come accaduto negli ultimi anni.
Il prezzo del greggio schizzato sopra i 70 dollari al barile sul rischio di un blocco del petrolio dal Medio Oriente ha avuto breve durata e l'oro nero è tornato oggi più in basso.
Ovviamente anche le società del settore avevano beneficiato di queste tensioni. Non solo le grandi società petrolifere come BP, Chevron, Royal Dutch Shell, ma anche quelle società con capitalizzazione più ridotta e direttamente coinvolte nell’attività di esplorazione e ricerca di nuovi giacimenti di gas e petrolio. Poi la tregua ha richiuso una finestra favorevole che non si vedeva da tempo.
Ma quale è stata la capacità di creare valore di queste società "esploratrici" negli anni? Poca se ragioniamo su un orizzonte ampio, tanto se invece ragioniamo sugli ultimi 5 anni.
ETF esploratori e produttori di petrolio: valutazioni decisamente economiche
Uno storico ETF di iShares dal nome abbastanza chiaro su cosa fa di mestiere, iShares Oil & Gas Exploration & Production ci mostra in maniera chiara questa prospettiva.
L’indice S&P Commodity Producers Oil & Gas Exploration & Production replica le più grandi società pubblicamente negoziate impegnate nell'esplorazione e produzione del petrolio e del gas di tutto il mondo e l’ETF è commercializzato dal 2011.
Da quella data la crescita total return è stata di un deludente 20%, nemmeno l’inflazione è stata compensata con questo investimento azionario che fino ad inizio 2022 addirittura ritornava una performance negativa. In realtà allargando l’osservazione a 5 anni, quindi torniamo in era Covid quando il prezzo del petrolio andò addirittura a zero su alcuni contratti futures, la performance parla di un ben più generoso 160%.
Prevalentemente esposto sulla geografia Nord Americana (Stati Uniti 65% e Canada 20%), le prime 10 società pesano per oltre il 60%, un portafoglio quindi abbastanza concentrato. Conoco, Canadian Natural, EOG Resources sono alcune delle società presenti nella top 10, nomi per lo più sconosciuti agli investitori europei ma che sono leader nel campo dell’esplorazione petrolifera globale.
Le masse amministrate di questo ETF non mettono a rischio nel breve eventuali delisting (siamo attorno ai 200 milioni di euro) e indubbiamente la crisi geopolitica in atto riaccenderà sicuramente l’interesse per questo tema nonostante le deludenti performance degli ultimi anni.
Le valutazioni continuano ad essere molto interessanti per un settore da sempre considerato value. Il rapporto prezzo utili di 12 e il rapporto tra prezzo e valore di libro di 1,5 lo collocano indubbiamente tra i settori più cheap in circolazione offrendo agli investitori la possibilità di diversificare l’investimento nel settore oil con marchi meno pubblicizzati ma termometri della domanda globale di petrolio e combustibili fossili in genere.