A maggio di quest’anno ho pubblicato una serie di articoli dedicata ai mercati azionari più sottovalutati al mondo. Tra questi mercati c’era anche Israele (I 10 ETF azionari più sottovalutati del mondo: Israele), un mercato che faticosamente stava tentando di allontanarsi dalle secche dei minimi degli ultimi 20 anni.
La svalutazione dello shekel, arrivato fin sotto a 4 ILS per dollaro, ha contribuito a peggiorare le valutazioni dopo lo scoppio della guerra causato dagli attacchi terroristici di Hamas in territorio israeliano.
La banca centrale di Tel Aviv ha tentato immediatamente di frenare la fuga degli investitori vendendo 30 miliardi di dollari in riserve valutarie per sostenere lo shekel e altri 15 miliardi garantiranno liquidità attraverso operazioni di swap.
Investire sulla Borsa Israeliana con gli ETF
Per gli investitori europei che reputano interessante la nuova discesa dell’indice israeliano, oggi ancora più a sconto, l’unica opportunità esistente è quella di acquistare un ETF quotato sul listino americano, quindi non armonizzato.
iShares MSCI Israel ha un solido track record essendo nato come ETF nel 2008 e, secondo le indicazioni che ci offre la stessa casa prodotto, il rapporto tra prezzo utili delle azioni contenute nel paniere è scivolato addirittura a 7, con un rapporto tra prezzo e valore di libro di 1,5. Esistono anche altri ETF che investono sulla Borsa israeliana sempre in dollari (come il VanEck Israel ETF, ma sempre con le stesse sostanziali caratteristiche)
Ben diversificato per essere un ETF regionale, sono 117 le azioni presenti, questo ETF ha un contenuto importante di tecnologia nella classica tradizione industriale israeliana. Un terzo del portafoglio è investito in società hi tech mentre i finanziari si prendono il 25% della torta. Immobiliare, farmaceutica e industriali coprono il restante 8% a testa lasciando le briciole agli altri settori.
Nice, Check Point, Bank Leumi e Bank Hapolim le prime quattro società con peso superiore al 5% per un ETF a replica fisica che negli ultimi 10 anni ha perso circa 40 punti base all’anno dall’indice di riferimento recuperando un terzo dei costi (0,58% le spese correnti).
Dal 2000, data di inizio rilevazione dell’indice da parte di MSCI, il rendimento annuo della borsa israeliana è stato del 4% contro il 5,7% delle borse mondiali sviluppate con una volatilità solo leggermente superiore; curiosamente il drawdown massimo non ha superato quello delle borse mondiali (-57% nel 2001-2003).
Purtroppo, gli eventi tragici a cui abbiamo e stiamo assistendo non si possono cancellare con un colpo di spugna. Ma almeno osservando il grafico dell’indice MSCI Israele, non si può che guardare con interesse questo mercato considerando le attuali valutazioni.
Gli scenari di guerra creano tensioni e incertezze, ma sappiamo anche che le opportunità nascono quando gli investitori decidono irrazionalmente di uscire da un certo tipo di investimento sull’onda delle emozioni.
Il persistere delle quotazioni su livelli decisamente convenienti quanto a dati fondamentali, rendono la borsa di Israele ancora oggi (e nonostante tutto) un’area geografica azionaria a sconto sulla quale le aspettative di rendimento future di lungo periodo sono importanti.
Nel breve periodo però la volatilità la farà da padrona, ma l’augurio è che presto le ostilità cessino per lasciare spazio ad un percorso di ripresa economica e sociale sostenibile e soprattutto pacifica.