I mercati azionari emergenti sono rimasti indietro rispetto ai mercati sviluppati nell’ultimo lustro di performance. Questo è quello che possiamo estrapolare dai dati di performance in nostro possesso, ma come sempre dipende da che parte stiamo volgendo lo sguardo. L’affermazione si rivela vera, ma solo in parte.
Cominciamo dagli ETF più conosciuti e acquistati dagli investitori italiani. iShares ci offre la possibilità, ad esempio, di confrontare due corazzate, il Core Msci World che gli emergenti non li contiene e il Core Msci Emerging Market che invece li contiene. Il risultato è impietoso.
Negli ultimi 5 anni investire nell’azionario emergente nel senso più classico del termine ha generato una performance positiva di “solo” il 20% (dati al 9 settembre 2023). Lo stesso investimento, ma rivolto all’azionario globale dei Paesi sviluppati ha prodotto una performance positiva del 65%, oltre 3 volte di più. La volatilità non sembra essere stata tanto diversa (18% vs 16%).
Mercati emergenti: large cap vs small cap
Ma adesso facciamo un altro confronto che sostituisce alle large cap le small cap, le piccole capitalizzazioni quotate in Borsa. E cosa scopriamo? Che i mercati emergenti hanno fatto meglio dei mercati sviluppati.
Per questa analisi utilizzerò gli ETF di SPDR. SPDR Msci Emerging market Small Cap negli ultimi 5 anni ha raccolto una performance positiva del 48%. L’ETF SPDR Msci World Small Cap il 33%.
Sorpresa. Il motivo? Basta entrare nell’asset allocation geografica dell’ETF emergente per comprendere cosa ha determinato questo fenomeno. Il forte sottopeso di Cina nel mondo large cap. Se infatti nei tradizionali ETF emergenti che investono in grandi capitalizzazioni la Cina arriva a coprire quasi il 25% del portafoglio, nel caso degli indici di piccole capitalizzazioni Msci ha deciso che le società cinesi non hanno più del 5% di peso a favore di paesi sottopesati nel mondo large, come India (23% nell’ETF small cap) e Corea del Sud (15%).
La stessa ripartizione settoriale cambia quando investiamo in piccole o grandi capitalizzazioni emergenti.
Nel caso delle small cap tecnologia, industria e materie prime occupano i primi tre posti quasi a pari merito, in un tradizionale investimento large cap finanza e tecnologia fanno la parte del leone con quasi il 20% a testa, mentre industriali e materie prime stanno ampiamente sotto il 10%. Cambiando anche lo stile di investimento del portafoglio.
Quando perciò affermiamo che i mercati emergenti sono stati una profonda delusione negli ultimi anni stiamo sempre attenti a chiarire di che cosa stiamo parlando. Se l’influenza delle grandi società parastatali cinese si fa sentire in portafoglio è vero. Ma quando il libero mercato trova maggiore espressione nelle piccole capitalizzazioni è falso. Per chi decide di puntare sulle economie emergenti, un mix tra i due strumenti, large e small, sembra essere una soluzione accettabile di investimento.