Alla fine anche l’accordo con l’Indonesia è arrivato. Donald Trump ha messo un altro tassello nella sua strategia commerciale che prevede dazi a tappeto a livello globale ma concertati.
Il Paese del Sudest asiatico è stato uno dei primi a chiudere la trattativa concordando una tariffa doganale del 19%, decisamente più bassa rispetto a ciò che era emerso durante il Liberation Day e a quella minacciata pochi giorni prima dell’accordo al 32%.
Anche in questo caso ai dazi si è affiancato un obbligo di acquisto di merce americana. Energia per 15 miliardi, quasi 5 miliardi in prodotti agricoli e 50 Boeing per la compagnia di bandiera. L'accordo prevede inoltre nessuna tariffa in ingresso per le merci americane vendute in Indonesia, con il governo di Prabowo Subianto che ha preferito non adottare ritorsioni commerciali.
Il giro d’affari tra USA e Indonesia nel 2024 è stato di poco meno di 40 miliardi di dollari, numero dimensionalmente non eccezionale ma in crescita costante. Anche perché l’Indonesia è destinata a diventare uno dei Paesi più popolosi del Mondo.
Alla base dell'accordo sempre il deficit commerciale USA, nell'ordine dei 18 miliardi di dollari. Valore che negli intenti di Trump dovrà essere ridotto in modo consistente nei prossimi anni, anche grazie ai dazi e ai vincoli pattuiti tra i due Paesi.
La svalutazione della rupia pesa sulla Borsa indonesiana
La Borsa indonesiana non viene da un periodo felice, anche a causa della consistente svalutazione della rupia (la valuta nazionale) che ha appesantito il bilancio dell’ETF che investe nel mercato azionario locale.
Tra i vari ETF ho scelto quello di Xtrackers per tracciare l’andamento di un investimento sulla Borsa indonesiana e cercare di capire l’evoluzione futura. Negli ultimi 5 anni le Borse emergenti nel loro complesso hanno fatto decisamente meglio di quasi 20 punti percentuali.
Ma andando ancora più indietro, al 2010, scopriamo che il distacco si amplia a ben 50 punti percentuali. Ma questo è un fenomeno recente visto che fino alla fine del 2024 il gap era praticamente nullo. Non si può negare quindi la coincidenza con l’avvento di Trump e la sottoperformance della Borsa indonesiana.

Ma adesso che c’è l’accordo non potrebbe essere arrivato il momento della ripresa? Staremo a vedere ma intanto facciamo qualche considerazione sull’ETF di Xtrackers che, come molti altri strumenti attivi su queste nicchie geografiche, è a replica sintetica.
Questo ETF con ha caratteristica molto particolare: per il 60% è esposto al settore finanziario. Il secondo comparto è molto distanziato ed è quello delle materie prime, al 10%. Evidente dunque che tassi di interesse e valuta incidono molto di più nell’immediato rispetto ai dazi nella generazione di utili.
Ovviamente va evidenziato come la salute del tessuto economico si riflette nei conti delle tre banche che occupano quasi per intero il peso settoriale finanziario. Un rallentamento dell'economia dovuto ai dazi avrebbe dunque riflessi negativi anche per le banche. L'elevata concentrazione settoriale si riflette in un rapporto prezzo/utili di 13X
Osservando il grafico dell’ETF Xtrackers Indonesia vediamo quanto rilevante sia stato il ritracciamento dei due terzi del bull market iniziato nel 2021, quando in tutto il Mondo le Banche centrali hanno iniziato una politica monetaria stringente per attenuare la spinta inflattiva.
La reazione post Liberation Day e la successiva discesa confermano la bontà di questo supporto. Che gli investitori si augurano rappresenti la base di partenza da cui ripartirà la crescita del mercato azionario indonesiano nei prossimi mesi.