Articolo quello di oggi un po' curioso e che va alla ricerca di ETF di lunga data che non sono però stati capaci ad oggi di battere l’inflazione italiana.
Per lunga data intendo almeno 15 anni di vita, ovvero quotati pre 2009 sui mercati europei. Per inflazione italiana intendo il livello generale dei prezzi al consumo misurato da Istat e che dal 2011 al 2024 è stata del 27%.
Ne ho selezionati cinque anche se probabilmente sparsi nel supermercato degli ETF ce ne sarebbero molti di più. Gli emittenti si ripetono perché sono anche i primi che sono sbarcati in Europa, ma disclaimer importante, sono presenti anche altri ETF con performance simili di diversi emittenti che replicano lo stesso indice. Non li ho riportati perché apporterebbero poco valore ai contenuti. Quello che conta osservare non è tanto l’ETF di X o Y quanto l’indice replicato.
Nonostante il recente ribasso dell’intero mercato obbligazionario a sorpresa non ho trovato nessun ETF che investe in obbligazioni europee nemmento a duration ultra lunga incapace di battere l’inflazione.
Ma andiamo a vederli questi ETF. I primi tre sono azionari e sono tutti e tre appartenenti al blocco dei paesi emergenti.
ETF che non hanno battuto l'inflazione italiana: quali sono
iShares China Large Cap, che ha raccolto un +24% di performance, iShares Msci Brazil con una crescita del 20% in 15 anni e infine Amundi Pan Africa su del 13% in tre lustri.
Cambiando asset class, ed entranto nel mondo delle commodity, scopriamo che iShares Diversify Commodity Swap ha raccolto zero negli ultimi 15 anni.
Infine, poco sopra, Xtrackers II EUR Overnight Rate Swap ha guadagnato il 3% e grazie soprattutto al recupero degli ultimi due anni. Gli investimenti monetari evidentemente non sono fatti per mantenere il potere d’acquisto, almeno nella storia recente.
Un legame molto stretto di correlazione si trova invece nei quattro altri ETF. Paesi emergenti e materie prime, due storie che prima della grande crisi finanziaria trovavano grandi spazi nella comunicazione delle case di investimento come grande tema del futuro (chi non ricorda il celebre acronimo BRIC), poi scomparse dai radar a causa delle performance deludenti. Due storie che però si intrecciano visto che le aree economiche interessate sono grandi produttori o grandi consumatori di commodities.
Ci sono comunque altri aspetti da considerare nelle performance reali negative degli ultimi 15 anni. Paesi emergenti come quelli sopra citati hanno indubbiamente criticità legate all’apertura verso i mercati finanziari ma anche alla concentrazione su pochi settori e nomi che ne condizionano l’andamento. Spesso abbiamo visto come uno sparuto drappello di società (spesso statali o parastatali) influenzano l’andamento dell’ETF. Poi nello specifico invece degli ETF che replicano indici di commodities c’è da considerare la gestione dei contratti futures e di tutti i problemi e costi che di rolling che si portano dietro rendendo poco efficiente il processo di replica.
Cinque ETF che mettono in archivio quello che potremo definire un primo ciclo di lungo periodo perdendo valore in termini di prezzi aggiustati per l’inflazione. Vedremo se i prossimi 15 anni racconteranno un’altra storia.