Borse sui massimi storici nonostante tutto. Nonostante Trump, i dazi, le guerre, i tassi di interesse, la Cina, la crisi politica francese e tanto altro che in questi mesi è stato messo sul piatto per giustificare un bear market mai arrivato, i listini azionari sono sui massimi storici. Il che è assolutamente vero se ragioniamo sugli indici principali espressi nella loro valuta di riferimento.
Per l'indice S&P500 siamo quasi a 30 massimi storici toccati nel 2025. Considerando che dal 2013 a oggi solo nel 2023 non sono stati superati i massimi storici (nel 2022 solo una volta), non c’è di che lamentarsi per un decennio veramente generoso con gli investitori.
Una storia da raccontare ma che in questo 2025 per l’investitore europeo non è esattamente andata in questi termini. Anzi, ad oggi il cash, ovvero l’investimento in strumenti di liquidità realizza la stessa performance dello S&P500. Peccato che quasi nessuno pubblicizzi la cosa tra i media europei evidentemente troppo distratti a fare copia e incolla degli indici americani senza preoccuparsi di una realtà ben diversa.
S&P 500 e Cash: tutta colpa del dollaro
Una notizia clamorosa la cui causa è da ritrovare nella debolezza del dollaro americano che di fatto ha eliminato tutto il vantaggio competitivo accumulato dall’indice S&P500 nel corso dell’anno in corso. Biglietto verde che nel 2025 è sotto rispetto all’euro di oltre il 13%.
Quindi massimi storici sì per gli investitori americani che sorridono, anzi gioiscono per guadagni amplificati da un super euro che rende gli investimenti azionari in terra europea addirittura ancora più ricchi. Già, perché, se il dollaro perde non cambia nulla sull’indice domestico espresso in dollari, ma di contrasto c’è una valuta estera che si rafforza e quell’indice, se in fase ascendente, vede gonfiarsi ancora di più il proprio valore per l’investitore americano.
Fenomeno naturalmente raro, ma non così infrequente. Ad esempio, nel 2022, anno in cui bond ed equity andarono giù insieme, il cash pur essendo il risultato di tassi negativi superò abbondantemente il segno meno dello S&P500. In quell’anno il cambio dollaro servì per ridurre un passivo che altrimenti sarebbe stato ben più pesante per gli investitori europei.
Dal 2010, anno in cui Xtrackers lanciò il suo ETF S&P500 in versione sintetica, il confronto con Xeon storico ETF monetario della casa tedesca, è impietoso per il cash.
Al +6% realizzato da un investimento monetario naturalmente perdente rispetto all’inflazione si contrappone un impressionante +730% dell’ETF che investe sull’indice americano. Il premio per il rischio è stato ampiamente ripagato.
La sintesi è sempre quella. Quando si ragiona di breve effetto volatilità di cambio e azioni può rendere il parcheggio in liquidità una scelta vincente. Nel lungo periodo però la storia è ben diversa e il premio per il rischio dell’asset azionario annienta ogni perplessità su cosa dovrebbe fare l’investitore medio.