L’ultima volta che mi ero occupato degli ETF della linea aristocrats di SPDR era maggio ed avevo commentato il lancio di un nuovo ETF in versione Eur hedged sulle società ad alto dividendo americane. Fare un classico arbitraggio dal tradizionale ETF a cambio aperto a quello coperto in quel momento avrebbe rappresentato una scelta indubbiamente vincente lato valutario, ma non avrebbe comunque impedito il mini disastro che gli aristrocratici del dividendo hanno combinato in questo 2020.
Gli aristocratici del dividendo sono società selezionate da SPDR secondo una delle metodologie più rodate e storiche tra gli smart beta, ovvero quella di trovare società con una politica dei dividendi particolarmente attraente sulla base delle regole indicate da SPDR.
Per gli interessati qui trovate un bel paper riassuntivo di come queste strategie vengono messe a terra. In sintesi non vengono selezionate le società a più alto dividendo, bensì quelle che all’interno dell indice S&P 1500 hanno visto incrementare i propri dividendi negli ultimi 20 anni con un peso massimo per azione del 4%.
Quello che conta è quindi la virtuosità della società non l’elevato dividend yield che potrebbe essere stato frutto di un evento straordinario e quindi non necessariamente specchio di una società gradita dal mercato.
Il problema è che il cratere di performance che si è venuto a creare in questo 2020 è importante. Al +6% della Borsa americana si è contrapposto un -8% dello US Aristocrats. Una sottoperformance che a dire il vero ritroviamo anche a distanza di anni visto che a 5 anni l'indice S&P 500 ha masso a segno un +75% di performance positiva contro il +45% dell’Aristocrats.
Il mercato non ama i dividendi? Bizzarro da pensare in un momento storico con i tassi di interesse più bassi della storia ma in realtà il discorso è più legato allo stile di investimento. Il mercato ama il growth e guarda ancora con scetticismo al value. Ed ovviamente l’Aristocrats tende ad avere una componente value più spiccata.
Basta guardare il factsheet per accorgersi che tra i primi tre titoli due sono petroliferi (Exxon e Chevron), con in mezzo AT&T che è tutto fuorché una società ad elevato tasso di crescita. I pesi settoriali chiariscono ancora meglio il concetto. I finanziari non certo brillanti di quest’anno pesano per il 17% seguiti da industriali ed utilities. Nel drappello dei settori top anche materials (in recupero nella parte terminale dell’anno) e REIT invece in netta difficoltà causa blocco delle attività commerciali e dello smart working.
Un ETF insomma che con il suo Price Earning di 16 e dividend yield di 3,5% esprime tutto fuorché l’expensive dei prezzi degli indici più tradizionali di Wall Street. Il 2021 sarà l'anno giusto per puntare su questo ETF?