- Gli ETF smart beta rappresentano ancora strumenti apprezzati dagli investitori per lo loro strategie "attive";
- Nel 2018, momentum e low volatility chiusero l'anno con performance positive;
- Nel 2019 il Momentum e il Quality sono risultati vincenti.
Gli ETF “factor” altresì detti smart beta, sono un fenomeno degli ultimi anni all’interno del mondo ETF. Dopo due annate come il 2018 ed il 2019 possiamo cominciare a fare qualche considerazione interessante sulle caratteristiche e sui risultati effettivi dei fattori in momenti di mercato molto negativi e molto positivi.
Prima di tutto un breve riepilogo di cosa sono gli smart beta. Invece di replicare un indice di mercato come può essere ad esempio l’Msci World, vengono replicate certi tipi di strategie sempre passive basate su regole ben precise. Titoli a bassa volatilità, titoli con un momentum tecnico di mercato favorevole, titoli con fondamentali particolarmente sottovalutari oppure con fondamentali di elevata qualità o ancora titoli di media e piccola capitalizzazione.
Tutte queste regolette vengono calate a valle in strumenti come ETF cosiddetti “factor”. Ormai ogni casa di investimento ha la sua gamma smart beta ed anche se le regole di selezione possono differire da una realtà all’altra, complessivamente le strategie tendono ad assomigliarsi.
Nel 2018 ci ricordiamo tutti quanti le streghe che videro i mercati nell’ultimo trimestre con un bilancio finale che, per un classico ETF Msci World, risultò negativo di quasi il 5%.
In quell’annata alcuni fattori risposero in modo egregio fornendo le risposte che certi investitori si aspettavano per le loro caratteristiche implicite.
Nella tabella che allego (dati fonte JustEtf.com) abbiamo preso le performance dei principali ETF factor di iShares che investono sul mercato mondiale. Performance 2018 e 2019.
Nel 2018 il Low Volatility ed il Momentum riuscirono a chiudere con un saldo positivo distanziando decisamente Value e Size che fecero decisamente peggio rispetto all’indice principale. Soprattuto il Volatility fece il lavoro che doveva fare, proteggere nei momenti di ribasso.
Il Multifactor, ovvero un paniere composto da diversi ETF smart beta, nel 2018 aveva fatto registrare una performance peggiore dell’indice globale. Di fatto la diversificazione di fattori nel 2018 non aveva pagato.
Ma nel super 2019 cosa è successo?
Il Multifactor si è confermato una scelta perdente se confrontata in termini relativi con l’indice globale generico. Sotto questo cielo quindi nulla di nuovo.
A livelli si singoli fattori, pur non risultando il migliore, l’ETF iShares World Momentum è riuscito ad ottenere esattamente la stessa performance dell’indice generico. Ma sommando il risultato del 2018 il Momentum di cui avevamo parlato a settembre vince la sfida insidiato dal Quality.
Il migliore nel 2019 è risultato infatti lo smart beta quality mentre il peggior è risultato ancora una volta il Value.
In questo caso sommando la perfomance 2018 e quella 2019 il Value risulta lo sconfitto del biennio.
Non sappiamo se l’investimento value per il più classico dei fenomeni di mean reversion sarà il vincente dei prossimi anni, ma per il momento sappiamo che il fattore momentum, low volatility e quality hanno svolto egregiamente il lavoro che gli era stato richiesto. Sappiamo poi che mettere tutti assieme questi fattori non paga granchè. Investire in un ETF low cost azionario globale tradizionale alla fine non risultata mai una cattiva idea.