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Pubblicato da S&P Dow Jones il Persistence Scorecard;
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Questa analisi ci dice che a distanza di 5 anni solo il 3% dei gestori rimane continua a posizionarsi nel primo quartile di rendimento;
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Quasi 1 fondo su 3 presente nell'ultimo quartile della classifica a distanza di 5 anni scompare.
Uno dei più celebri produttori di indici di mercato, S&P Dow Jones Indices, pubblica regolarmente il report SPIVA il cui scopo è mostrare con cadenza trimestrale la capacità dei fondi di investimento di battere il loro benchmark di riferimento.
I risultati sono sconsolanti man mano che la frequenza di analisi si allunga.
Tanto per fare un esempio in un’annata estremamente negativa come il 2018 il 68% dei fondi investiti nell’azionario americano non sono stati in grado di battere il loro benchmark. Vedremo come terminerà il 2019, ma con il 2018 sono diventati nove gli anni consecutivi in cui i fondi americani sono risultati sottoperformanti per più del 50% del totale rispetto al benchmark. Una percentuale che già dopo 3 anni vede l’80% di fondi sottoperformanti fino ad arrivare al 88% sulla distanza dei 15 anni. Non una gran pubblicità per i gestori attivi.
La stessa S&P Dow Jones pubblica però anche il cosiddetto Persistence Scorecard. Questo rapporto, uscito proprio pochi giorni fa, è importante perché va ancora più in profondità nell’analisi.
Dai dati presentati in precedenza potremmo infatti essere portati a concludere che il 12% dei gestori a distanza di 15 anni è capace di battere il benchmark.
Basterebbe capire quali sono i bravi gestori e proiettare nel futuro questa fund selection.
Peccato che quello di proiettare nel futuro i dati del passato è uno degli errori più diffusi nel mondo degli investimenti finanziari. Ma questo è il meno e il Persistence Scorecard di S&P ci dice perché.
Questo report è infatti in grado di dirci quanto i gestori sono “consistenti” nel battere il benchmark. Tradotto in parole povere, per quanto tempo i gestori di fondi attivi sono capaci di restare sulla cresta dell’onda.
Secondo l’ultimo aggiornamento, i gestori che a settembre 2017 erano posizionati nel quartile di performance più alto l’anno successivo si trovavano in questa posizione della classifica nel 47% dei casi. Uno su due dopo 1 anno non è riuscito a dare continuità alle performance eccellenti del 2017.
Vista così potrebbe anche essere incoraggiante. Il problema è che a distanza di 2 anni questo percentuale di persistenza nella performance crolla al 8% per diventare 3% a distanza di 5 anni.
In pratica solo 3 gestori su 100 dopo 5 anni rimangono nell’Olimpo.
Altro aspetto interessante quello dei fondi scadenti. Quei gestori posizionati nel quarto quartile ad una certa data hanno una elevata probabilità di veder il proprio fondo inglobato in un altro prodotto oppure chiuso. Il 30% dei fondi che si posizionavano infatti 5 anni fa nell’ultimo quartile di valutazione sono di fatto scomparsi dai radar. Questo significa che quando compriamo o possediamo un fondo scadente abbiamo più o meno 1 possibilità su 3 di vederlo scomparire (percentuale che si riduce al 8% per i fondi posizionato nel primo quartile).
Statistiche quindi che ci ricordano come è molto complicato (se non impossibile) selezionare a priori dei fondi di investimento vincenti negli anni successivi con la componente fortuna che gioca un ruolo non indifferente nelle sorti future di questi prodotti. Fortuna che secondo gli studi di S&P spesso e volentieri supera la competenza del gestore.
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