Il settore bancario è sotto la lente nell’ultimo periodo, per quanto riguarda gli sviluppi circa il via libera della Banca centrale europea ai dividendi degli istituti di credito. Kerstin af Jochnick, membro del Consiglio di vigilanza dell’Eurotower, ha affermato che “una nuova raccomandazione sullo stop a dividendi e buyback come durante la pandemia non è nei piani della BCE, ma le banche dovranno aggiornare le traiettorie di capitale per tenere conto esplicitamente di una recessione”.
Riguardo al rischio che l'attuale quadro congiunturale caratterizzato dall’alta inflazione, bassa crescita e tassi di interesse in aumento possa portare a un aumento dei crediti inesigibili, af Jochnick ha sottolineato che “per ora il rapporto NPL/totale attivi resta contenuto intorno al 2%”. “Al fine di gestire meglio i rischi e non farsi sorprendere tra qualche anno da un improvviso deterioramento dei bilanci, come già accaduto in passato, vogliamo che le banche definiscano in maniera proattiva le loro politiche di accantonamento.
Speriamo che i crediti deteriorati non aumentino molto”, ha affermato l’esperta del Consiglio di vigilanza della BCE. Intanto, questa settimana la Banca d'Italia ha identificato per il 2023 i gruppi bancari UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banco BPM e MPS come istituzioni a rilevanza sistemica nazionale autorizzate in Italia. Queste dovranno mantenere, dal 1° gennaio 2023, una riserva di capitale (buffer) per le O-SII pari, rispettivamente, a 1, 0,75, 0,25 e 0,25% delle proprie esposizioni complessive ponderate per il rischio.
Focalizzandoci su UniCredit, di recente Berenberg ha aumentato il prezzo obiettivo sul titolo da 14,5 a 17 euro, esprimendo una raccomandazione “Buy” e sottolineando come le azioni abbiano spazio per continuare al rialzo. La banca guidata dall’AD Andrea Orcel “ha sovraperformato il settore delle banche dell'UE del 30% circa negli ultimi tre mesi, invertendo le perdite subite dalle sue azioni a causa dell'esposizione alla Russia.
Dopo aver rivisto al rialzo la propria guidance sui ricavi, mantenendo la focalizzazione sul rischio ed eseguendo il piano di distribuzione del capitale, UniCredit sta realizzando con successo su tutti i fronti, a nostro avviso, e prevediamo che ciò continui”, hanno evidenziato gli analisti. Gli esperti inoltre credono che UniCredit potrebbe avere un rendimento complessivo (total yield, somma di cedola e buyback) del 15-16% annuo nei prossimi tre anni, sulla base di un payout ratio totale atteso dagli specialisti dell'80-90%. Un dato superiore del 10% circa rispetto al payout totale medio del settore.
Berenberg stima che il CET1 ratio 2024 della banca possa raggiungere il 13,7%, ben al di sopra del target 12,5-13%. Ricordiamo che l’istituto di piazza Gae Aulenti ha terminato il terzo trimestre del 2022 con ricavi a 4,83 miliardi di euro (+9,1% rispetto ai 4,43 miliardi registrati nello stesso periodo del 2021). Il risultato netto di gestione è aumentato a 2,36 miliardi di euro (1,69 miliardi nel medesimo periodo dello scorso anno).
L’utile netto sottostante è stato di 1,68 miliardi di euro, valore che si confronta al risultato netto positivo di 1,08 miliardi archiviato nel 2021. Il risultato netto contabile si è attestato a 1,71 miliardi di euro (utile di 1,06 miliardi nel terzo trimestre del 2021). Escludendo le attività russe della banca, UniCredit ha terminato il trimestre con ricavi per 4,47 miliardi e un utile netto sottostante di 1,33 miliardi di euro. Nei primi nove mesi l’utile netto è salito a 4 miliardi di euro, valore che ha superato l’intero anno 2021.
Per la banca si è trattato del settimo trimestre consecutivo di crescita e i migliori primi nove mesi dell’anno, da almeno un decennio. Escludendo le attività in Russia, i ricavi del 2022 sono attesi superare i 17,4 miliardi di euro e l’utile netto i 4,8 miliardi, con un rapporto costi/ricavi di circa il 51%. Il CET1 ratio dovrebbe risultare superiore al 14,5%. Alla luce di ciò, ad attirare la nostra attenzione è stato il Discount Certificate di Société Générale con ISIN DE000SQ05EU2 che ha come sottostante proprio UniCredit. Vediamo cosa dice l’analisi tecnica sulla big cap del settore bancario italiano.
Azioni UniCredit: l’analisi tecnica
Il quadro tecnico di UniCredit è evidentemente impostato al rialzo a Piazza Affari. Dopo aver raggiunto un minimo in area 8,24 euro a luglio, i corsi hanno dato vita ad una tendenza rialzista, come si può notare dal pattern di massimi e minimi crescenti in essere sul grafico giornaliero. Il forte uptrend ha permesso ai prezzi di violare al rialzo l’importante livello statico a 11 euro, zona resistenziale lasciata in eredità dai massimi segnati a fine maggio 2022.
Guardando al breve termine, i prezzi stanno evidenziando una perdita di momentum dopo aver raggiunto area 13 euro. In caso di una correzione, l’area dei 12 euro prima e degli 11 euro poi potrebbero permettere l’implementazione di strategie long con obiettivo di profitto identificabile a 14 euro.
Un ritorno sotto gli 11 euro, che corrisponderebbe inoltre alla violazione della linea di tendenza ottenuta collegando i minimi registrati a luglio e agosto 2022, potrebbe fornire ampio spazio di manovra ai venditori, idealmente fino alla successiva area di concentrazione di domanda a 8 euro.
Investire sulle azioni UniCredit con i Certificati
La situazione descritta sinora su UniCredit è particolarmente interessante se si guarda al Discount Certificate di Société Générale con ISIN DE000SQ05EU2. Questo prodotto è quotato dal 30 settembre 2022 sul mercato SeDeX di Borsa Italiana a un prezzo di emissione di 9,18 euro.
Questo strumento offre un’esposizione all’andamento del prezzo dell’azione sottostante fino ad un determinato livello (Cap) a fronte di un prezzo di emissione inferiore al prezzo dell’azione stessa, da qui il nome “Discount” (“sconto” in italiano). Il prezzo di mercato durante la vita del prodotto sarà inferiore o uguale al prezzo dell’azione sottostante.
I Discount Certificate sono prodotti che permettono di puntare sull’eventuale rialzo del sottostante, garantendosi un margine al ribasso in caso di andamento negativo dei corsi, grazie proprio allo “sconto” nel prezzo d’acquisto, a fronte però di un limite all’eventuale guadagno.
A scadenza, questo strumento prevede un rimborso pari al Prezzo di Riferimento dell’azione sottostante alla Data di Valutazione (14 dicembre 2023), fino ad un livello massimo pari al Cap fissato al momento dell’emissione, in questo caso a 12,20 euro. A scadenza questo strumento prevede due possibili scenari di rimborso:
1) Se alla Data di Valutazione il prezzo di UniCredit sarà uguale o superiore al Cap (12,20 euro), verrà corrisposto un Importo di Rimborso pari al Cap moltiplicato per il Multiplo (1:1) (Importo massimo = 12,20 euro).
2) Se invece alla Data di Valutazione il prezzo di UniCredit sarà inferiore al Cap (12,20 euro), verrà corrisposto un Importo di Rimborso pari al Prezzo di Riferimento del Sottostante alla Data di Valutazione moltiplicato per il Multiplo (1:1). In questo scenario è possibile incorrere in una perdita del capitale investito nel caso in cui l’Importo di Rimborso sia inferiore al prezzo di acquisto del prodotto.
Al momento della scrittura il Certificato quota ad un prezzo ask di 10,39 euro, a sconto di 2,697 euro rispetto all’attuale valore di Borsa di UniCredit, presentando dunque un rendimento massimo del 17,53%. Per scoprire l’intera gamma con tutti i sottostanti disponibili clicca qui.
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