Il rapporto tra gli istituti di credito e le criptovalute non è mai stato particolarmente buono: tra i motivi che hanno portato alla nascita di Bitcoin & Co. c’è proprio quello di slegarsi da un sistema bancario rappresentativo della quintessenza della centralizzazione. Dall’altro lato, le istituzioni finanziarie non hanno perso occasione per sottolineare come spesso dietro a fantomatici progetti crittografici si nascondano truffe e che, in generale, il settore è caratterizzato da un’eccessiva dose di volatilità.
Le crisi che hanno recentemente caratterizzato il settore delle criptovalute stanno spingendo i legislatori di Europa, Stati Uniti, Regno Unito ed altri Paesi a mettere in campo un processo di regolamentazione del settore.
Attualmente sopra 23 mila dollari, il prezzo del Bitcoin negli ultimi cinque giorni è salito di mezzo punto percentuale portando il guadagno da inizio anno di poco sotto i 40 punti percentuali.
UE: via libera alla legge per regolamentare le criptovalute
Nonostante motivi tecnici abbiano spinto a rinviare il voto finale ad aprile 2023, il Parlamento Europeo ha approvato la bozza della tanto attesa legge dell’Unione Europea per regolamentare le criptovalute, il Markets in Crypto-Assets Regulation (MiCA). Secondo i nuovi canoni approvati dalla Commissione per gli affari economici del Parlamento europeo, che entreranno in vigore dal 2025, alle banche che vorranno detenere nei loro bilanci le criptovalute sarà chiesto un livello particolarmente importante di riserve.
Con la nuova regolamentazione si stabilisce il principio che le criptovalute volatili come Bitcoin possono essere considerate un investimento rischioso e, sostanzialmente in linea con le prescrizioni della Banca dei regolamenti internazionali, viene adottata una distinzione in cui da un lato troviamo gli asset tokenizzati e le stablecoin con meccanismi di stabilizzazione approvati dalla BRI e dall’altro le stablecoin senza meccanismi di stabilizzazione approvati e criptovalute volatili dall’altro.
Per fronteggiare possibili shock senza mettere a rischio la solidità finanziaria alle banche, per quest’ultimo gruppo, in cui rientrano appunto il Bitcoin, l’Ethereum e le altre criptovalute, sarà richiesta l’applicazione di un livello di ponderazione del rischio del 1.250%, un livello cioè sufficiente per coprire una perdita completa del loro valore.
Si tratta di indicazioni in linea con quelle che, a dicembre, sono stati inseriti nelle raccomandazioni arrivate dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (CBVB), il principale organismo di definizione degli standard internazionali per la regolamentazione prudenziale del settore bancario. Simili misure sono al vaglio anche delle autorità di Stati Uniti, Regno Unito e Brasile.
“Alle banche sarà richiesto di detenere un euro di capitale per ogni euro detenuto in cripto”, ha detto Markus Ferber, membro della Commissione. “Requisiti di capitale proibitivi aiuteranno a prevenire che l’instabilità in arrivo dal mondo delle criptovalute si riversi nel sistema finanziario”.
Nel complesso, la nuova direttiva stabilisce che le banche possono detenere un massimo del 2% del loro capitale in Bitcoin e altre criptovalute.