Dopo un 2022 da dimenticare, vediamo quali possono essere 3 motivi per acquistare, ad inizio 2023, il Bitcoin. Nell’anno che si è da poco concluso le quotazioni della principale criptovaluta hanno evidenziato un rosso del 60%, per una capitalizzazione di mercato scesa di oltre 1,3 mila miliardi di dollari. Alle attuali valutazioni, oltre metà dei possessori di Bitcoin è in perdita.
Intrinsecamente caratterizzato da una dose particolarmente elevata di rischiosità, il settore dei cripto-asset è stato particolarmente penalizzato dalla politica restrittiva della Federal Reserve e dal clima di avversione al rischio che ha caratterizzato il 2022. In un simile contesto, il fallimento della stablecoin TerraUSD ed il default di FTX, e di altre società del settore, hanno contribuito a far crollare l’appeal del settore cripto.
Come già accaduto in passato, le forti oscillazioni del mondo cripto in generale, e del Bitcoin in particolare, hanno portato le opposte tifoserie a schierarsi: da un lato chi ritiene che si tratti di una truffa in stile Ponzi e dall’altro i sostenitori convinti di Bitcoin & co. .
I 3 motivi a favore dell’investimento in Bitcoin
L’andamento registrato nei primi giorni del 2023, quando tutti gli asset legati alla propensione al rischio hanno fatto registrare performance positive, ha portato diversi operatori a scommettere su un recupero. Vediamo quali potrebbero essere 3 motivi a favore dell’investimento in Bitcoin.
Crescita della domanda
Il totale degli indirizzi Bitcoin, il codice alfanumerico che identifica un portafoglio, è ai massimi storici. Secondo i risultati di un recente studio di Fidelity Management, il 58% degli investitori istituzionali nella prima metà del 2022 ha acquistato criptovalute ed il 74% stima di farlo a breve termine.
Bank of New York Mellon ha annunciato che, a seguito di specifiche richieste da parte dei clienti, offrirà servizi di custodia di Bitcoin mentre i clienti istituzionali di Aladdin, la piattaforma di gestione investimenti end-to-end di BlackRock, avranno accesso diretto al Bitcoin tramite la connettività con Coinbase Prime. Società come Alphabet e Mastercard, che intendono offrire i pagamenti in criptovalute, secondo i ben informati stanno investendo in Bitcoin.
Offerta in riduzione
La crescita dell’offerta di Bitcoin, pari nel complesso a 21 milioni, è in riduzione: il 91% del Bitcoin è già stato creato e nel 2024 è previsto un nuovo “halving”. Effettuato ogni quattro anni, l’halving è il processo tramite il quale la quantità di Bitcoin versata ai minatori a titolo di ricompensa viene dimezzata.
Nel 2009 per ogni blocco minato venivano distribuiti 50 BTC, attualmente la ricompensa per ogni blocco minato è di 6,25, nel 2024 sarà di 3,125. Riducendo l’offerta, l’halving in genere fa salire il prezzo: con quello del 2012, il prezzo è praticamente centuplicato, dopo quello del 2016 è cresciuto di 20 volte e con quello del 2020 si è triplicato. In quest’ottica, il 2023 potrebbe essere utilizzato come un anno di accumulazione.
Fine delle politiche monetarie restrittive
Con sette rialzi dei tassi consecutivi, di cui l’ultimo da 50 punti base, la Federal Reserve ha portato il costo del denaro statunitense a livelli che non si vedevano da 15 anni. Come detto, a farne le spese sono stati gli asset maggiormente legati alla propensione al rischio e, di conseguenza, la fine di questo percorso “hawkish” dovrebbe portare sollievo al mondo cripto.
Se la serie di strette sembrerebbe destinata a farci compagnia nella prima parte del 2023, diversi commentatori stanno pronosticando che prima della fine dell’anno, o al più tardi nel primo trimestre 2024, il deterioramento del contesto macroeconomico costringerà l’istituto guidato da Jerome Powell a fare retromarcia riducendo il tasso sui Fed Funds.