Nell’articolo di febbraio dedicato a BTC ed ETH avevo evidenziato l’importanza tecnica di certi livelli raggiunti dalle due criptovalute più capitalizzate e famose al mondo (Criptovalute, il punto dopo il lunedì nero della trade war). La reazione del mercato non si è fatta attendere e dopo un illusorio rimbalzo, un nuovo attacco ai livelli che contano ha preso corpo. Ma ci ha pensato Donald Trump a prendere tutti in contropiede.
In un mese di febbraio che si era rivelato particolarmente negativo per le principali crypto, tutte in calo dal 15% al 30%, spiccava ovviamente il Bitcoin, scivolato anche sotto quota 85k. Graficamente quello in formazione è noto come "bearish engulfing pattern", nulla di buono all'orizzonte, ma Trump al solito ha sparigliato le carte.
Donald Trump ha annunciato, in un post sul social media Truth, di voler creare una riserva strategica statunitense di criptovalute. Quello che il tycoon aveva promesso in campagna elettorale, sembra dunque diventare realtà. Ma non solo il Bitcoin entrerebbe in questa riserva strategica dai contorni ancora indefiniti. Ripple, Sol, Ada Cardano ed Ethereum sarebbero le crypto beneficiarie di questa decisioni con i riflessi sui prezzi che non si sono fatti attendere come vedremo tra poco anche per Ethereum.
Bitcoin: lo scenario si conferma incerto
L'iter legislativo potrebbe però essere molto lento e diversi analisti gettano acqua sul fuoco. Ma indubbiamente la reazione è stata particolarmente forte per il Bitcoin.
Tecnicamente, il doppio massimo di area 107 mila aveva trovato la sua formalizzazione con l’abbattimento di 91 mila, zona di transito del punto pivot della figura e interessato numerose volte dal tentativo degli orsi di scendere più in basso. Missione apparentemente compiuta ma con la reazione delle ultime ore che ha rimesso tutto in discussione etichettando quel movimento come una "bear trap".

Senza gli eventi di cui sopra le prospettive per un ritorno in zona 70 mila sarebbero state dominanti, ma ora tutto diventa più incerto e solo un nuovo affondo sotto 91 mila potrebbe ristabilire la preferenza per il trade short.
Per Ethereum la situazione tecnica era invece decisamente diversa venendo già da prima da un periodo non particolarmente brillante.
Il bull market di ETH cominciato nel 2022, e culminato anche in questo caso con ripetuti tentativi di violazione di area 4k, era sotto pressione. La caduta dei prezzi aveva riposizionato Ethereum a ridosso di un supporto che è stato abile resistenza fino al 2023, quando lo strappo rialzista ha generato quell’effetto travolgente che in poche settimane ha raddoppiato le quotazioni.

Eravamo tornati in area 2100, zona densa di supporti statici e dinamici, come ad esempio la up trend line che sale dai minimi del 2022. La chiamata di Trump è stata eccezionale quanto a timing. Quasi da manuale dell'analisi tecnica con Ethereum che si è allontanato dalla zona rossa.
Graficamente l’ingresso sembra essere molto invitante soprattutto su Ethereum, mentre per il Bitcoin lo scenario rimane ancora incerto e ricco di incognite.
Certamente Donald Trump ancora una volta ha rimescolato le carte cogliendo di sorpresa molti trader. Le prossime settimane ci diranno se la boutade del tycoon ha un fondo di credibilità oppure no.
Il Crypto Summit annunciato alla Casa Bianca il 7 marzo è già un evento da classificare come market mover.