Entro la fine della settimana, o al più tardi all’inizio della prossima, Vodafone e CK Hutchison annunceranno la fusione delle attività britanniche. Se confermata, questa notizia (riportata per prima dall’agenzia Reuters), porterebbe alla nascita di una società con un enterprise value, debito compreso, di circa 15 miliardi di sterline (17,4 miliardi di euro).
Con un bacino di circa 28 milioni di clienti, dall’operazione scaturirebbe il primo operatore di telefonia mobile della Gran Bretagna davanti a EE (BT), e Virgin Media O2 e Liberty Global.
Vodafone e CK Hutchison: i dettagli e le ragioni dell’accordo
Come già annunciato da Vodafone, già partner di CK Hutchison in Australia, il capitale della nuova entità dovrebbe essere detenuto per il 51% dal gruppo britannico e per la restante parte da Hutchison. Tramite questa operazione, le due società sperano di ottenere forti risparmi sui costi e, in prospettiva, potrebbe portare ad un’uscita di CK Hutchison dal mercato d’Oltremanica (che venderebbe il suo 49% proprio a Vodafone).
L'accordo dovrebbe rappresentare la prima grande operazione firmata Margherita Della Valle, nominata Chief executive di Vodafone a fine aprile. “Per esprimere a pieno il nostro potenziale, Vodafone deve cambiare. Sappiamo di poter fare meglio. Il mio obiettivo sarà quello di migliorare il servizio per i nostri clienti, semplificare il nostro business e crescere", aveva detto la manager. L’uscita di scena dell’Ad di Vodafone, Nick Read, rappresenta una delle ragioni che hanno portato a ritardare l’ufficializzazione dell’accordo.
Ovviamente il principale ostacolo a questo tipo di operazioni è rappresentato dalle autorità antitrust, che già in passato hanno ostacolato operazioni di concentrazione del mercato della telefonia mobile (nel 2016, un accordo di questo tipo tra Three UK e O2 è stato bloccato). Il pericolo di un’eccessiva concentrazione negli ultimi mesi è particolarmente sentito dopo che gran parte degli operatori da inizio anno ha incrementato le tariffe di oltre 10 punti percentuali.
Per gli analisti di Intermonte l’operazione rappresenta un elemento positivo sia per le società coinvolte che per l’intero settore. “Diamo una lettura positiva di questa fusione nel caso in cui l’autorità antitrust locale dovesse dare l’approvazione senza rimedi significativi (come l’ingresso di nuovi operatori), ma piuttosto adottare una posizione più mite”.
Vodafone e CK Hutchison: l’accordo potrebbe scatenare un effetto domino
Il mercato britannico non è nuovo a consolidamenti: nel 2016 BT ha acquisito EE, l’operatore numero nato dalla fusione nel 2011 di T-Mobile UK e Orange. Più recentemente, Virgin Media ha costituito una joint venture paritaria con O2UK, la divisione mobile di Telefonica.
“Questo accordo nel Regno Unito sarà quindi un importante banco di prova per altre operazioni già annunciate in Europa ma non ancora concluse, come in Spagna (tra Orange e MàsMovìl) e in Portogallo (proposta di acquisizione da parte di Vodafone del quarto operatore Nowo)”. Anche dal mercato italiano potrebbero arrivare importanti novità: “Vodafone ha rifiutato l’offerta di Iliad per le sue attività (valutate 11,25 miliardi di euro) ma recentemente sono ripresi i contatti tre le due compagnie”.