TIM propone di convertire le azioni di risparmio in azioni ordinarie. Secondo quanto deciso dal Consiglio di amministrazione, nel corso dell'assemblea dei soci convocata per il 28 gennaio verrà messa ai voti la richiesta di convertire, in via facoltativa, le azioni di risparmio Telecom Italia detenute dai soci in azioni ordinarie, con un rapporto di conversione 1:1 più un conguaglio in denaro pari a 0,12 euro per azione di risparmio. Al termine del periodo per l'esercizio della conversione facoltativa, vi sarà la conversione obbligatoria sulla base di un rapporto 1:1, con un conguaglio pari a 0,04 euro per azione di risparmio.
Un’azione di risparmio è un titolo che non dà diritto di voto in assemblea, ma offre vantaggi economici rispetto alle azioni ordinarie. Ad esempio, ha un privilegio nella distribuzione del dividendo: la cedola viene pagata prima di quella delle azioni ordinarie e spesso è stabilita in quota minima o maggiorata. Inoltre, in caso di liquidazione della società, i titolari delle azioni di risparmio hanno priorità nel rimborso rispetto a quelli delle azioni ordinarie. In sostanza, una società emette azioni di risparmio per raccogliere fondi senza alterare gli equilibri nell’azionariato (Azioni ordinarie, privilegiate e di risparmio: la differenza).
Rispetto alla quotazione del titolo TIM alla chiusura di venerdì 19 dicembre, la conversione presenta un premio implicito dell'8,3% se avviene in via facoltativa e un -5,6% se risulta obbligatoria. Tutto ciò, comunque, dovrà passare anche per l'approvazione dell'assemblea speciale degli azionisti di risparmio. Coloro che non concorreranno all'approvazione avranno diritto di recesso, con un valore di liquidazione delle loro azioni pari a 0,5117 euro ciascuna, corrispondente alla media aritmetica dei prezzi di chiusura delle azioni di risparmio nei sei mesi precedenti la pubblicazione della convocazione dell'assemblea, avvenuta il 21 dicembre.
Secondo Davide Leone, principale azionista di risparmio di TIM, i termini di conversione sono vantaggiosi sia per i detentori di azioni ordinarie sia per quelli di azioni di risparmio. "Riconosciamo che TIM ha dimostrato un approccio ‘market friendly’", ha dichiarato. "Alla luce di questo, ci aspettiamo che la transazione vada in porto".
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TIM: cosa comporta la conversione
Secondo quanto comunicato dalla società, l'operazione di conversione è diretta a razionalizzare la struttura del capitale, a semplificare l’assetto proprietario e la governance della società, nonché a ridurre i costi di gestione connessi all’articolazione del capitale sociale in più categorie di azioni ammesse a quotazione. Inoltre, serve a creare le condizioni per incrementare la liquidità e ampliare il flottante delle azioni ordinarie.
Tuttavia, questo comporta una diluizione delle quote azionarie detenute dai soci, con particolare rilevanza per Poste Italiane, attualmente proprietaria del 27,31% del capitale sociale. Con la conversione, l’azionista di controllo della società di telecomunicazioni tornerà sotto quota 25%, evitando così l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica di acquisto obbligatoria (OPA). È bene ricordare che in Italia, la legge impone che quando un azionista supera determinate soglie — normalmente il 30%, ma in alcuni casi anche il 25% — è obbligato a lanciare un’OPA sul capitale restante. In questo caso, sarebbe Poste a essere soggetta a tale obbligo.
La riduzione volontaria del capitale sociale
Verso la fine di gennaio, gli azionisti di TIM saranno chiamati anche a decidere sulla riduzione volontaria del capitale sociale a 6 miliardi di euro, destinando l'importo a riserva legale fino a concorrenza di un quinto del capitale sociale e, per il resto, alla costituzione di una riserva disponibile di patrimonio netto. Tale riduzione mira a ottenere una composizione più bilanciata delle poste del patrimonio netto, attualmente composto per circa il 96% da capitale sociale, senza riserve disponibili e distribuibili.
L’operazione tiene conto anche della cessione di FiberCop, che ha determinato una significativa riduzione del capitale investito netto, dell’indebitamento finanziario e del patrimonio netto di TIM, senza una corrispondente riduzione del capitale sociale. Le riserve che saranno create potranno essere utilizzate per coprire le esigenze patrimoniali conseguenti alla conversione delle azioni di risparmio in ordinarie, anche ai fini del pagamento del conguaglio.