Tetto al debito USA: ecco perché il 1° giugno non sarà la data X | Investire.biz

Tetto al debito USA: ecco perché il 1° giugno non sarà la data X

25 mag 2023 - 07:00

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Senza un accordo bipartisan sul tetto al debito, il Tesoro USA dal 1° giugno rimarrà senza soldi. Ma sarà veramente così? Scopriamolo

I colloqui tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e i rappresentanti dei Repubblicani sul tetto al debito USA sono nuovamente in una fase di stallo. Quell'accordo per l'innalzamento o la sospensione del limite che sembrava essersi avvicinato a inizio settimana, dopo gli ultimi incontri si è allontanato nuovamente. Il motivo è sempre lo stesso: il taglio alla spesa pubblica. I Repubblicani chiedono una forte riduzione della spesa e l'inquilino alla Casa Bianca sta provando a resistere con tutte le forze.
 
Intanto, la deadline del 1° giugno è a un passo e il segretario Janet Yellen ha nuovamente agitato gli animi a Wall Street questa settimana, ribadendo che gli Stati Uniti rischiano il default. 
 
 

Tetto al debito USA: la data-X potrebbe essere un'altra

Ma sarà veramente così? O meglio, sarà davvero il 1° giugno la cosiddetta data X, ossia quella in cui il Tesoro USA avrà esaurito le risorse? Il tetto del debito di 31.400 miliardi di dollari è stato già raggiunto alla fine di gennaio e da allora lo Stato ha utilizzato misure straordinarie per continuare ad onorare gli impegni del governo federale. È bene precisare che, se si dovesse raggiungere un accordo bipartisan sull'innalzamento, non verrebbero autorizzate nuove spese, ma si avrebbe la possibilità di pagare i debiti che sono stati contratti per le spese già effettuate.
 
Il punto è se il Tesoro realmente sarà sprovvisto di liquidità dopo il primo giorno del mese prossimo. Molto dipenderà dagli introiti che riguardano le imposte, la vendita di risorse naturali, i dazi doganali e le tasse di licenza. Attualmente il Tesoro ha un saldo di cassa al di sotto dei 100 miliardi di dollari che, secondo le ultime proiezioni, darà un margine di manovra inferiore a 50 miliardi di dollari nella prima settimana di giugno.
 
Stephen Stanley, capo economista statunitense per Santander U.S. Capital Markets LLC, ha dichiarato in una nota che il Tesoro "dovrebbe essere in grado di sopravvivere in termini di servizio del debito fino al 15 giugno, anche se non dovesse essere raggiunto un accordo". Il motivo è che in quella data l'Erario incasserà da 50 a 100 miliardi di dollari in pagamenti trimestrali di imposte sul reddito delle società. "Quindi, se arriviamo al 15 giugno, in un modo o nell'altro, l'orologio probabilmente si reimposta alla fine di luglio", ha detto.
 
Tra l'altro, Stanley osserva che il 30 giugno ci sarebbe un guadagno di 145 miliardi di dollari dalla sospensione degli investimenti semestrali in due fondi pensione federali.  "Se non ci sarà un accordo fino alla fine di luglio, la prossima X-date, sarebbe una questione diversa", ha aggiunto l'esperto.
 
Anche gli analisti di Goldman Sachs ritengono probabile che il 1° giugno non sia la data finale, stimando che il Tesoro potrebbe effettuare pagamenti fino all'8 o al 9 giugno. Mentre Wrightson ICAP prevede che il conto generale del Tesoro diminuirà significativamente dopo il 5 giugno.
 
E allora perché Yellen ha indicato il primo giorno di giugno come la data in cui si materializzerebbe il default? Gli esperti pensano che l'ex- Fed stia cercando di fare pressione proprio per sollecitare le forze politiche a raggiungere un compromesso, ma che in fondo sappia bene che il Tesoro abbia ancora spazio per adempiere ai suoi pagamenti. "Sospetto che Yellen stia cercando di paventare lo scenario peggiore per aumentare l'urgenza di un accordo", ha detto Stanley di Santander.
 
 

Tetto al debito USA: ci sarà l'accordo?

Alla fine si farà l'accordo? Dagli esponenti istituzionali più illustri filtra un certo ottimismo. "La storia ci dice che gli Stati Uniti lotteranno con lo spettro del default, ma all'11a ora (all'ultimo momento, ndr) tutto sarà risolto. Ho fiducia che lo faranno di nuovo", ha affermato Kristalina Georgieva, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale.
 
Anche Steve Schwarzman, amministratore delegato di Blackstone, il più grande gestore patrimoniale alternativo del mondo, non si aspetta che il debito USA vada in default. "Il tempo stringe per i negoziatori per raggiungere un accordo e questo significa che il governo USA sta pagando il capitale e gli interessi in modo tempestivo".
 
Di opinione leggermente diversa invece è il grande economista Nouriel Roubini, noto per le sue previsioni spesso catastrofiche. A suo giudizio, i colloqui sul tetto del debito potrebbero trascinarsi, con il mancato accordo che potrebbe colpire i mercati e danneggiare la fiducia nel dollaro a lungo termine. "Potrebbero arrivare all'ultima ora prima che ci sia un accordo", ha detto. "Oppure è possibile che non raggiungano un accordo. Se ciò non dovesse accadere, il mercato crollerà".
 
 
 

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