Qualunque sarà l’esito della trattativa tra le grandi case automobilistiche statunitensi ed il sindacato United Automobile Workers (UAW), che sta bloccando tre impianti produttivi in Nord America e minaccia di fermarne altri, possiamo già decretare il vincitore: Elon Musk.
Già in forte vantaggio in termini di costi grazie a processi produttivi più snelli ed a salari più bassi della sua forza lavoro non sindacalizzata, il fondatore di Tesla finirà per beneficiare di qualsiasi accordo migliorativo che porti alla fine dello sciopero negli stabilimenti di Ford, General Motors e Stellantis.
Finora, dei 146 mila lavoratori rappresentati dall’UAW, meno del 10% è in sciopero: i vertici del sindacato hanno mobilitato solo gli iscritti assunti nello stabilimento Stellantis che produce le Jeep Wrangler e Gladiator a Toledo (Ohio), quelli dell'impianto GM di Wentzville (Missouri), da dove arrivano autocarri di medie dimensioni e furgoni di grandi dimensioni, e quelli dello stabilimento Ford di Wayne (Michigan), dove vengono prodotti il pick-up Ranger e il SUV Bronco.
Nuove fabbriche dovrebbero unirsi a breve nello sciopero che sarà ricordato per due peculiarità:
- interessa contemporaneamente più case automobilistiche;
- è mirato, nella fase iniziale, solo ad alcuni stabilimenti (la cui chiusura finisce per coinvolgerne anche altri). Questo tipo di agitazione, a scacchiera, è realizzata quando si vuole far durare più a lungo la protesta.
Sciopero auto USA: il costo del lavoro potrebbe raddoppiare
Generalmente indicato con Big Three, il terzetto formato da Ford, General Motors e Stellantis attualmente, stando alle stime elaborate dal Wall Street Journal, presenta un costo del lavoro medio di 66 dollari all’ora.
Dopo anni di difficoltà, ed in presenza di un costo della vita che ha fatto segnare un rialzo particolarmente corposo (+20% dalla firma dell’ultimo contratto, nel 2019), lo UAW chiede, tra le altre cose, aumenti salariali del 40% in 4 anni -in linea, ci tengono a precisare dal sindacato, con la crescita dei compensi dei CEO delle tre aziende dal 2019 - e settimane lavorative più brevi). Sull’altro lato della barricata, le case automobilistiche offrono aumenti compresi tra il 17,5 ed il 20% in 4 anni ed avanzamenti di salario più rapidi.
Se le richieste dei sindacati dovessero essere completamente accettate, cosa particolarmente improbabile ma non impossibile (visto anche il peso politico del Midwest ed il fatto che Biden si sia ripetutamente definito “il presidente più pro-sindacati della Storia”), l’impatto sui costi delle Big Three sarebbe decisamente pesante: Wells Fargo stima che in questa ipotesi il costo del lavoro salirebbe a 136 dollari l’ora.
Tesla non ha di questi problemi
Se quindi da un lato troviamo tre case automobilistiche che, stimano gli esperti, potrebbero perdere 5 miliardi in 10 giorni, dall’altro lato c’è Tesla, dove la mancanza di sindacati permette di avere un costo del lavoro orario di circa 20 dollari inferiore alle Big Three e pari 45 dollari. "Tesla non deve affrontare problemi simili, il che dimostra quanto sia complesso per GM e Ford confrontarsi con il leader dei veicoli elettrici, Tesla, e allo stesso tempo cercare di soddisfare le crescenti richieste dei sindacati", ha dichiarato Dan Ives, analista di Wedbush.
Non a caso, costi di produzione bassi hanno permesso alla casa fondata da Musk di avviare una guerra dei prezzi nel settore dell’elettrico per mantenere quote di mercato (la strategia si è rivelata finora efficace, visto che gli utili del secondo trimestre hanno evidenziato un +20%). "Il chiaro vincitore di questa battaglia in stile Game of Thrones tra UAW e GM/Ford è Musk e Tesla", ha riferito Ives.
Lo UAW già in passato, nel 2017 e nel 2018, ha provato senza successo a sindacalizzare gli impianti di Tesla. Secondo alcuni commentatori, il possibile successo dello UAW contro le Big Three, che si inserisce in un generale movimento di rivendicazioni da parte di una classe media statunitense che sta pagando il conto dell’inflazione, potrebbe innescare reazioni a catena che finirebbero per impattare anche su Tesla. Ma, finora, chi abbia vinto la battaglia appare chiaro.
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