È arrivato il momento di Instacart. L'azienda di consegna di generi alimentari online oggi debutterà a Wall Street a un prezzo di 30 dollari per azione. La società ha deciso di prezzare le azioni nella fascia più alta della forbice 28-30 dollari che aveva fornito agli investitori la scorsa settimana.
Con questo prezzo, il gruppo viene valutato 8,3 miliardi di dollari, con il titolo che vale 10,2 miliardi di dollari su base completamente diluita. Tuttavia, questo valore è appena il 25% rispetto ai 39 miliardi di dollari che la società veniva valutata nel 2021, quando alcuni investitori di venture capital hanno acquistato azioni per 265 milioni di dollari.
Con l'
IPO, Instacart collocherà l'8% del suo capitale sociale
raccogliendo circa 660 milioni di dollari. Secondo i documenti depositati dalla società presso la
Securities and Exchange Commission, i maggiori investitori saranno alcuni grandi gruppi finanziari come Sequoia Capital, Norges Bank, TVC, Valiant Capital e D1 Capitale, che insieme acquisteranno azioni per 400 milioni di dollari al prezzo dell'IPO.
Instacart: perché ha aumentato i prezzi
Instacart è stata incoraggiata ad
alzare del 7% il prezzo di collocamento dal grande successo ottenuto da Arm Holdings nel primo giorno di quotazione alla Borsa di New York, avvenuta la scorsa settimana. Le azioni del gigante britannico dei chip hanno registrato un balzo del 25% al debutto, partendo da un prezzo IPO di 51 dollari e chiudendo a 58 dollari (
ARM: azioni fanno il 25% all'esordio al Nasdaq, ecco la prossima sfida). La quotazione di Arm è la più grande degli ultimi due anni, dopo quella di Rivian Automotive del 2021 che è stata valutata 64 miliardi di dollari.
La società con sede a Cambridge ha raccolto circa 5 miliardi di dollari, ma soprattutto ha dato
speranza al risveglio del mercato delle IPO dopo quasi due anni in cui le aziende hanno evitato di diventare pubbliche a causa degli alti tassi d'interesse e dei timori di una recessione globale. Oggi a Wall Street debutterà anche Klaviyo, società specializzata nell'automazione del marketing attraverso e-mail e SMS, che ha aumentato ieri la sua gamma di prezzi e prevede una raccolta di 557 milioni di dollari (
IPO Klaviyo: la società aumenta la fascia di prezzo delle azioni). Ciò darà una misura più completa dei progressi fatti dalla Borsa americana in tema di attrazione del mercato verso i nuovi arrivati.
Instacart: ecco cosa sapere sull'azienda
Instacart è stata fondata nel 2012 da Apoorva Mehta, Max Mullen, Brandon Leonardo. Mehta è un ex ingegnere di Amazon di origine indiana e ha esercitato il ruolo di Amministratore delegato dell'app di consegna fino al 2021. Con le sue dimissioni, il suo posto alla guida dell'azienda è stato preso da Fidji Simo, allora membro del consiglio di amministrazione.
La società ha avuto un grande successo durante il periodo pandemico, quando le persone erano costrette a rimanere chiuse in casa e ordinavano i prodotti online. Il balzo della domanda di servizi di consegna a domicilio ha fatto crescere gli utenti mensili di Instacart fino a 7,7 milioni di unità in quel periodo. Nel 2022 si conta che gli acquirenti hanno speso attraverso l'app un totale di 28,8 miliardi di dollari sui negozi alimentari con cui collabora Instacart.
La società ha chiuso il primo semestre del 2023 con un
utile di 242 milioni di dollari, segnando un netto miglioramento rispetto alla perdita di 74 milioni di dollari dello stesso periodo del 2022. Mentre
i ricavi sono risultati di 1,48 miliardi di dollari, con una crescita del 31% anno su anno. L'azienda non guadagna solamente dalle commissioni pagate da rivenditori e acquirenti, ma anche dalla pubblicità dei marchi sulla sua piattaforma.
Le entrate pubblicitarie rappresentano un terzo delle vendite totali prendendo a riferimento l'ultimo esercizio, con una crescita del 29% su base annua (
IPO Instacart: tutto pronto a Wall Street, cosa faranno le azioni?).
Sull'azienda però si addensa una nube. A giudizio di alcuni analisti, il modello di business di Instacart è minacciato dal fatto che le grandi catene alimentari adottano una formula interna per la consegna a domicilio o si rivolgono ad altre piattaforme concorrenti. A questo si aggiunge che negli ultimi mesi la spesa dei consumatori si è indebolita, pesando notevolmente sui rivenditori.