Chi ha vinto il dibattito televisivo tra
Donald Trump e
Kamala Harris? Le opinioni sono le più disparate. C'è chi sostiene che la candidata dei democratici alla Casa Bianca abbia avuto la meglio nel testa a testa di 90 minuti con il suo dirimpettaio. Altri invece affermano che il tycoon abbia trionfato. L'unica cosa certa è che il leader dei repubblicani stavolta non ha avuto gioco facile come lo ebbe nell'ultimo duello TV con
Joe Biden.
In certi momenti, Trump è sembrato stare sulla difensiva al cospetto della sua avversaria, facendo venire meno la sua consueta verve verbale. Gli scambi incrociati molto accesi tra Trump e Harris non sono comunque mancati per tenere svegli i telespettatori. Come quando ad esempio Harris ha detto che "Putin se lo mangia a colazione" riferendosi al 78 enne newyorchese riguardo la guerra Russia-Ucraina. Mentre Trump ha attaccato l'attuale vicepresidente degli Stati Uniti definendola "una marxista".
Trump-Harris: i momenti salienti del dibattito
La sfida tra Trump e Harris ha riservato diversi frangenti importanti a livello contenutistico, con alcuni punti chiave che vale la pena di sottolineare.
Economia
Trump ha accusato l'amministrazione Biden di aver fatto perdere 10 mila posti di lavoro nel settore manifatturiero il mese scorso (in realtà sono stati 24 mila), mentre i licenziamenti durante la sua presidenza sono stati il risultato diretto della pandemia. Inoltre, ha detto che l'inflazione negli ultimi anni è stata la peggiore della storia, mentre quando era lui alla Casa Bianca il carovita non esisteva. Harris ha risposto che il piano di bilancio di Trump "farebbe esplodere il deficit degli Stati Uniti".
La Cina
Harris ha contestato duramente la politica tariffaria di Trump, accusandolo di essere stato troppo debole con la Cina. "Cerchiamo di essere chiari sul fatto che l'amministrazione Trump ha provocato un deficit commerciale, uno dei più alti che abbiamo mai visto nella storia dell'America, invitando a guerre commerciali", ha detto. Trump invece ha difeso la sua proposta di applicare dazi aggiuntivi dal 60% al 100% sulla Cina, precisando che la sua amministrazione ha "incassato miliardi e miliardi" da Pechino.
La guerra in Ucraina
In conflitto in Ucraina è sempre stato un tema spinoso. Trump aveva promesso di far terminare l'attacco russo in un giorno, senza per la verità aver mai spiegato come. Un momento imbarazzante si è avuto però quando alla domanda del moderatore se volesse che l'Ucraina vincesse la guerra, Trump non ha risposto. Invece, si è limitato a dire di volere la fine della guerra per evitare che milioni di vite umane vengano uccise, rimarcando il fatto che i leader di Russia e Ucraina rispettano lui come non fanno con Biden. Su quest'ultimo punto è stato ripreso da Harris, che l'ha attenzionato sul fatto che non stesse correndo più contro Biden, ma contro di lei.
L'immigrazione
Trump ha tuonato su un argomento che porta avanti da diverso tempo, ossia quello dell'immigrazione. Il tycoon ha accusato l'amministrazione Biden di una cattiva gestione del flusso di migranti al confine tra USA e Messico, favorendo in questo modo l'illegalità. Tra l'altro ha riferito che in alcune zone, i migranti haitiani rubano gli animali domestici come cani e gatti per mangiarli.
L'aborto
Harris ha indicato in Trump il responsabile della decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di annullare Roe vs Wade, la storica sentenza del 1973 che aveva sancito il diritto legale all'aborto. "Vogliamo parlare di donne incinte che intendono portare a termine una gravidanza, a cui viene negata l'assistenza in un pronto soccorso perché gli operatori sanitari hanno paura che possano andare in prigione e lei sta sanguinando in un'auto nel parcheggio?", ha affermato Harris.
Le elezioni del 2020
Trump ha ribadito anche ieri sera che "le elezioni del 2020 gli fossero state rubate", citando "prove evidenti" di ciò che avvenuto. Harris ha risposto che l'ex-presidente è stato "licenziato da 81 milioni di elettori" e che l'America "non può permettersi di avere un presidente che tenta, come ha fatto in passato, di capovolgere la volontà dei cittadini in un'elezione libera ed equa".