Il salvataggio del Credit Suisse potrebbe essere pagato a caro prezzo dai cittadini svizzeri. La fusione con UBS (
Salvataggio Credit Suisse: sì all’acquisizione da parte di UBS) è coperta da un fortino di garanzie statali e della Banca centrale che, se dovesse essere attivato, comporterebbe un
costo medio per individuo di 12.500 franchi. Il governo infatti si è impegnato a mettere a disposizione ben 109 miliardi di franchi per il nuovo gruppo mentre la Swiss National Bank ha aperto una linea di credito di 100 miliardi di franchi.
In questo contesto, le perdite di UBS saranno coperte dallo Stato fino a 9 miliardi di franchi, con l'assicurazione dal default.
Il sostegno complessivo da 209 miliardi di franchi corrisponde a circa il 25% del PIL della Svizzera e supera di quasi quattro volte il salvataggio di UBS da 60 miliardi di franchi avvenuto a seguito della grande crisi del 2008 (
Lehman Brothers: il più grande fallimento bancario della storia).
Svizzera: montano le proteste di piazza
Proprio dopo la grande crisi, il governo svizzero aveva introdotto una nuova regolamentazione per le banche, basata sul principio del "too big too fail". La normativa stabiliva che gli istituti che avevano una certa rilevanza a livello sistemico avrebbero dovuto trasformarsi in holding in caso di grandi difficoltà, in modo da facilitare una rottura netta e proteggere le operazioni al dettaglio. Mentre le altre banche sarebbero state liquidate.
Stavolta però le autorità governative hanno deciso di non applicare la legislazione e di spingere per la fusione. Ciò ha innescato una perdita di fiducia da parte degli investitori e ha scatenato le proteste di piazza. Nella giornata di ieri, circa 200 persone si sono raggruppate davanti alla sede centrale di Credit Suisse a Zurigo, cimentandosi in un lancio di uova contro l'edificio che ospita gli uffici della banca.
Christoph Rechsteiner, partner della società di consulenza fiscale MME con sede a Zurigo, si è espresso con toni duri. "Siamo stufi dell'idea che se sei abbastanza grande, ottieni tutto. La legge viene cambiata per te in un fine settimana", ha detto. "La soluzione che è stata redatta ora è che se tutto va bene, UBS realizza un enorme profitto. Hanno ottenuto Credit Suisse per niente e il governo sta sostenendo le perdite", ha aggiunto.
Sotto accusa non vi è solamente la sfilza di garanzia statali a spese del contribuente, ma anche il cambiamento della regola che vuole che a pagare per il fallimento di una società siano prima gli azionisti e poi gli obbligazionisti. Ciò non è successo, in quanto
i titolari degli Additional Tier 1 (AT1) hanno visto fumare 16 miliardi di franchi dei loro titoli, per effetto di una decisione estremamente contestata da parte della Finma, l'autorità di regolamentazione finanziaria svizzera (
Bond AT1, scende in campo la BCE: da noi azionisti i primi a pagare).
La rabbia quindi è palpabile, sebbene gli esperti finanziari ritengano che le possibilità affinché il prezzo finale raggiunga i limiti stabiliti dal governo siano davvero poche, mentre il prezzo pagato di non fare nulla sarebbe stato molto salato. A giudizio di Manuel Ammann, direttore dell'Istituto svizzero di banca e finanza dell'Università di San Gallo, il rischio è limitato per quel che riguarda la garanzia di 100 miliardi di franchi alla SNB, mentre "i rischi nei 9 miliardi di franchi che il governo sta garantendo in termini di perdite eccessive per Credit Suisse sono maggiori".