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Lehman Brothers: il più grande fallimento bancario della storia

15 set 2020 - 07:00

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È il 15 settembre 2008. Dichiarata da tutti troppo grande per fallire, Lehman Brothers crolla sommersa dai mutui subprime. Vediamo insieme come è andata

È la storia di una fine annunciata. Lehman Brothers è la quarta banca d'affari americana e da molto tempo ha valicato il limite dell'esposizione ai mutui concessi alle famiglie. Così come altre istituzioni bancarie in quegli anni ci è dentro fino al collo e i prezzi delle case cominciano a calare dopo una bolla durata per molto tempo. Alle ore 1:00 del 15 settembre 2008 l'annuncio: Lehman Brothers è fallita.


Lehman Brothers: chi era e cosa faceva

L'istituzione viene fondata nel 1850 da Henry Lehman che è un ebreo trasferitosi in Germania. Inizialmente l'azienda, che riporta il nome del suo creatore, commercia tessuti e capi d'abbigliamento negli Stati Uniti. Successivamente aggiunge l'attività del cotone e di altre materie prime e, con l'aggiunta dei fratelli Emmanuel e Mayer, la ditta viene trasformata da H.Lehman in Lehman Brothers.

Verso la metà degli anni '60 del diciannovesimo secolo i tre fratelli decidono di iniziare l'attività finanziaria, attraverso la partecipazione al finanziamento della ricostruzione dell'Alabama e delle obbligazioni ferroviarie. Negli anni la società sviluppa sempre più le sue competenze in ambito della consulenza finanziaria e nel 1906 diventa una banca d'affari vera e propria, abbandonando tutte le altre attività che svolgeva in precedenza.

Fino al 1969 la banca è guidata nei posti di comando da membri della famiglia Lehman, ma dopo la morte di Robert Lehman l'istituto finanziario entra in crisi e quattro anni più tardi viene chiamato a salvarla Pete Peterson, presidente e amministratore delegato della Bell & Howell Corporation.

Peterson assume le stesse cariche che ricopriva nell'altra società e nell'arco di poco tempo trasforma un'azienda in perdita in una dai profitti record per 5 anni consecutivi. Nel 1977 conduce le operazioni di fusione con la banca d'investimento americana Kuhn Loeb & Co. A quel punto il polo che ne nasce diventa la quarta banca d'affari statunitense dietro a Salomon Brothers, Goldman Sachs e First Boston.

La maggior parte dei profitti proviene dalla sezione trading, cosa che rappresenta negli anni a venire il leit motive degli scontri interni tra i vari personaggi che si alternano al comando della banca. Soprattutto per via della turbolenza dei mercati che rende la profittabilità del trading molto incerta. L'11 settembre del 2001 Lehman Brothers è funestata dall'attacco terroristico alle Torri Gemelle in quanto occupa tre piani della Torre Nord dedicati alla divisione trading. Lo shock però è momentaneo poichè la banca si riprende trasferendo la proprie sale operative nel New Jersey.

 

La bolla immobiliare e la crisi dei mutui subprime

Agli inizi del millennio l'America si trova ad affrontare due crisi a distanza di poco tempo. La prima riguarda lo scoppio della bolla delle dotcom a marzo del 2000 e la seconda l'attentato dell'11 settembre nel 2001. A quel punto entra in azione la FED con una politica monetaria espansiva senza precedenti. I tassi vengono tagliati a ripetizione e il mercato è inondato di dollari. Per questa ragione le banche prendono soldi a tassi bassi dalla Banca Centrale e concedono allegramente prestiti a imprese e famiglie, incoraggiate dalla crescita del mercato immobiliare.

Infatti, a cominciare dal fine degli anni '90 i prezzi delle case salgono ininterrottamente e gli istituti di credito vedono il fenomeno come un'occasione ghiotta per remunerare il capitale. A dare spinta a questa tendenza la deregolamentazione dei mercati finanziari voluta fortemente dal Presidente alla Casa Bianca, George Bush. Con questa deregolamentazione le banche possono operare più indisturbate assumendosi dei rischi più elevati.

Il problema di fondo però è che gran parte dei soggetti raggiunti dai finanziamenti delle banche non potrebbe accedervi, in quanto non in grado di fornire le garanzie adeguate di solvibilità. I mutui subprime sintetizzano questa situazione e la cosa va fuori controllo perché le banche ne concedono sempre di più. Questo comporta inevitabilmente che i prezzi delle case si gonfiano vista l'altissima richiesta.

La bolla in realtà per un certo tempo permette di rifinanziare il mutuo in corso con un altro mutuo spingendo avanti nel tempo il decorso delle rate. L'economia ne giova in tutti i suoi attori che gravitano intorno agli immobili: dai costruttori ai produttori, agli agenti immobiliari, alle banche, ai notai.

Nel 2006 però succede qualcosa che non era stata prevista. I prezzi delle case non crescono più, anche per via della stretta sui tassi effettuata dalla FED qualche mese prima. Tassi più alti significa che i mutui costano di più e quindi la domanda si contrae, ma soprattutto che le insolvenze cominciano ad affiorare. Il gioco si spezza, soprattutto perché gran parte dei mutui subprime sono a tasso variabile.

 

Lehman Brothers: la tossicità dei derivati legati ai mutui

Il bubbone che sta per scoppiare non è solo legato alle insolvenze, ma a come queste ultime si rapportano ai prodotti derivati. Infatti le istituzioni creditizie confezionano dei titoli obbligazionari derivati che hanno come sottostante i mutui ipotecari. In questo modo possono reperire risorse sul mercato subordinando rendimento e capitale alla solvibilità dei mutuatari.

La complicità di grosse banche d'affari è evidente, in quanto impacchettano dei prodotti finanziari ad altissimo rating, contando sul fatto che i mutui sono sempre dei prodotti sicuri. Quando però le famiglie e le imprese non sono più in grado di pagare le rate le quotazioni dei derivati crollano e il valore di portafoglio di tante banche, hedge fund e fondi pensione che li hanno acquistati si riduce enormemente.

E Lehman Brothers? La banca d'affari è tra le più esposte. In pancia ha valanghe di derivati tossici che producono perdite per svariati miliardi di dollari.

 

Lehman Brothers: il triste epilogo

Too big to fail. È questo il principio su cui molti confidano nel 2008 quando la barca sta affondando. Anche perché poco prima la banca d'investimento Bearn Sterns era a un passo dal fallimento e veniva rilevata da Morgan Stanley con la garanzia del Governo degli Stati Uniti riguardo i debiti in bilancio. Si pensa quindi che Lehman Brothers non può essere lasciata al triste destino viste le dimensioni e si aspetta che qualcuno si faccia avanti per salvarla.

I conti però sono impietosi. La seconda trimestrale del 2008 registra perdite per 2,8 miliardi di dollari e le azioni in Borsa franano del 73% da inizio anno. A luglio è chiaro ormai che l'istituto sarà insolvente, però il 22 agosto alcuni rumors paventano l'ipotesi che la Korea Development Bank la possa acquisire. Il titolo a Wall Street prende una boccata d'ossigeno, ma l'euforia è destinata a durare poco. Qualche giorno dopo si diffonde la notizia che la banca coreana in seguito a problemi riguardanti le Autorità di regolamentazione si ritira dall'affare e il 9 settembre le azioni Lehman Brothers s'inabissano perdendo quasi il 45%.

Le vendite furiose continuano anche nei giorni seguenti e l'11 settembre un altro crollo del 40% mette in ginocchio il titolo in Borsa. A inasprire l'umore degli investitori è da un lato l'annuncio di una perdita della banca di 3,9 miliardi di dollari e dall'altro la richiesta di vendita disperata.

Il 13 settembre il Governatore della FED Timothy Geithner convoca un vertice d'emergenza. Sono presenti i rappresentanti di Lehman Brothers, di grosse banche d'affari che possono andare in soccorso dell'istituto in difficoltà e i massimi esponenti del Governo. La FED avanza l'ipotesi di una liquidazione d'emergenza delle attività.

In corso però vi sono le trattative con Bank of America e Barclays per l'acquisizione di Lehman Brothers. Il negoziato però è molto complicato, le banche coinvolte nella vicenda chiedono che il Governo garantisca, ma i regolatori federali si oppongono fermamente. A quel punto ogni offerta viene ritirata e il 15 settembre 2008 l'ufficio stampa di Lehman Brothers fa sapere che la banca si avvarrà del Chapter 11 che garantisce protezione in caso di bancarotta.

In Borsa succede il finimondo. Le azioni Lehman Brothers crollano dell'80% trascinando l'indice Dow Jones nel peggiore ribasso dal crollo delle Torri Gemelle avvenuto sette anni prima. Ormai è la catastrofe. Quel giorno si materializza il più grande fallimento bancario della storia, lasciandosi alle spalle un debito di 613 miliardi di dollari e 26 mila dipendenti che perdono il posto di lavoro.

L'amministratore delegato della banca, Richard Fuld, finisce sotto inchiesta insieme ad altri membri del Congresso americano, per aver versato a questi ultimi circa 300 mila dollari per corruzione. Su di lui pesano anche le accuse di falso in bilancio.

 

Lehman Brothers: dopo il crack

La banca finisce in amministrazione controllata fino al 6 marzo 2012 quando esce dal Chapter 11. Dal 17 aprile successivo comincia a rimborsare i creditori con il capitale che resta dalla liquidazione, dopo che nel dicembre 2011 il Tribunale fallimentare aveva approvato il piano di rimborso. Ai creditori vanno 65 miliardi a fronte di richieste per più di 300 miliardi. Il resto delle spettanze svanisce nel nulla, insieme a quella banca da molti dichiarata too big to fail.

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