Nel corso di un question time alla Camera negli ultimi giorni di gennaio, la presidente Meloni ha ribadito che il rilancio dell’automotive rappresenta una priorità del governo e l’obiettivo è di portare la produzione di auto nel nostro Paese ad almeno 1 milione di unità l'anno. Da sempre, il rapporto tra l’esecutivo e Stellantis è particolarmente teso e nel corso dell’appuntamento alla Camera è stata ribadita la linea governativa.
“Penso allo spostamento della sede legale e fiscale fuori dall’Italia o alla fusione che celava un’acquisizione francese dello storico gruppo italiano: tanto che oggi nel Cda siede un membro del governo francese, non è un caso se le scelte industriali del gruppo tengono maggiormente in considerazione le istanze francesi rispetto a quelle italiane”. “Fiat e i marchi italiani collegati rappresentano una parte molto importante della storia industriale nazionale, in termini occupazionali e di ricchezza prodotta, un patrimonio economico che merita la massima attenzione, e questo significa anche avere il coraggio di criticare alcune scelte del management e del gruppo quando sono state distanti dall’interesse italiano”.
Una nuova casa automobilistica in Italia? Le ipotesi
Per sedersi al tavolo delle trattative con Stellantis in condizioni migliori, il governo punta a dotare il Paese di altri produttori sul territorio nazionale. A metà febbraio il ministro Adolfo Urso, sempre nel corso di un question time (ma questa volta al Senato), ha riferito che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy lavora da mesi a livello internazionale per supportare l'insediamento di un secondo produttore automobilistico in Italia.
Nel caso in cui Stellantis decidesse di non aumentare la produzione, "le risorse del fondo automotive, pari a circa 6 miliardi di euro, dal prossimo anno saranno destinate integralmente a sostenere nuovi insediamenti produttivi per rafforzare la componentistica e certamente anche per supportare l'insediamento di un secondo produttore auto".
Vista la vicinanza ideologica e la visita di metà dicembre nel nostro Paese dell’Ad di Tesla, Elon Musk, la prima casa automobilistica a cui si è pensato è stata Tesla. Un altro nome che negli ultimi giorni è saltato fuori è quello di Toyota: stando a quanto riferito da Giuseppe Sabella, direttore di Oikonova (un think tank focalizzato sul lavoro e lo sviluppo sostenibile), la premier sarebbe vicina di siglare un accordo con la casa nipponica. “Giorgia Meloni punta su Toyota“, ha detto l’esperto nel corso di un’intervista. Questo perché la casa automobilistica giapponese è vista come “un’opportunità strategica per l’Italia, soprattutto alla luce delle elezioni europee imminenti e della crescente importanza delle auto elettriche nel mercato globale“.
Ma nelle ultime ore è venuto fuori il nome di una terza casa che potrebbe realizzare un nuovo stabilimento produttivo nel nostro Paese: stiamo parlando della cinese BYD.
Un nuovo stabilimento BYD in Italia
Secondo quanto dichiarato dal direttore di BYD Europe, Michael Shu, nel corso del Salone dell’automobile di Ginevra, BYD è stata contattata dal governo per discutere l’ipotesi di un insediamento nel nostro Paese, anche se la realizzazione di un secondo stabilimento in Europa dopo quello di Seghedino, in Ungheria, “dipenderà dall’andamento delle vendite. Ora stiamo facendo ottimi progressi”.
Ai piani alti di BYD, che nel 2023 è diventato il primo produttore mondiale di auto ibride e che nel 2024 è destinata a sorpassare Tesla nella classifica dei maggiori produttori di veicoli elettrici al mondo (Auto elettriche: nel 2024 BYD è pronta a superare Tesla), sono consapevoli del fatto che, alla luce delle indagini delle autorità UE sui sussidi statali ai produttori cinesi di veicoli elettrici, impianti produttivi nel Vecchio continente rappresentano il Cavallo di Troia per conquistare quote di mercato in Europa. “Disponiamo di forti prodotti, tecnologie e flessibilità nella gestione della catena di fornitura”, ha affermato Shu: “non credo che il successo dell’azienda in Europa derivi dai sussidi”.
In rialzo del 5,32%, le azioni BYD ad Hong Kong nell’ultima seduta hanno fatto registrare la terza miglior performance dell’Hang Seng (+25,45% per Li Auto dopo i conti e +10,21% per la Semiconductor Manufacturing International Corp). La spinta per il titolo della casa automobilistica è arrivata dalle indicazioni relative il buyback che, secondo le indicazioni contenute in un documento depositato, potrebbe essere raddoppiato.
BYD: è in arrivo una supercar
Domenica scorsa BYD ha presentato il suo modello di punta: la Yangwang U9, una nuova supercar completamente elettrica ad alte prestazioni con un prezzo di listino di oltre 200 mila euro pronta a battagliare con brand del calibro di Ferrari e Lamborghini. Le prime consegne sono programmate per l'estate 2024.
Quello che va delineandosi è un mercato dell’elettrico strutturato per ribaltare gli stereotipi a cui siamo abituati: i grandi produttori europei puntano su modelli low cost, Renault vuole conquistare il mercato di massa tramite una rivisitazione della Renault 5, mentre i big cinesi provano a rubare quote di mercato a sua maestà Ferrari.