La recente ripresa del
Bitcoin ha portato alcuni operatori a ritenere che la principale criptovaluta potesse riagguantare in tempi brevi i massimi storici conseguiti nel novembre del 2021 a 68.990 dollari. Dopo un 2022 a dir poco disastroso che lo ha fatto precipitare fino a 15.500 dollari, da inizio anno il Bitcoin è cresciuto del 58% a 26.200 dollari (con un picco a 31 mila dollari toccato a metà aprile). In questo 2023, il Bitcoin ha capitalizzato la
prospettiva di una Federal Reserve più accomodante, grazie al calo dell'inflazione ed all'arrivo della recessione, e l'avvicinarsi dell'
halving, in calendario l'anno prossimo.
A un certo punto però le tensioni riguardanti la regolamentazione e il tetto al debito USA hanno nuovamente messo pressione alla criptovaluta. Sul primo punto, recentemente prima l'Unione Europea e poi l'IOSCO (Organizzazione internazionale delle commissioni sui valori mobiliari) hanno architettato un sistema di regole che potrebbero fornire un quadro normativo alle criptovalute. Quanto alla crisi del tetto al debito USA, si teme che un mancato accordo bipartisan sull'innalzamento andrà a colpire in particolare il settore crittografico. "Nel breve termine, un default o una recessione degli Stati Uniti sono probabilmente dannosi per le criptovalute, visto che si tratta di asset legati alla propensione al rischio", ha dichiarato l'Amministratore delegato di Blockchain.com, Peter Smith.
Bitcoin: ecco cosa occorre per rilanciare la criptovaluta
I più accorati sostenitori del Bitcoin rimangono sempre fiduciosi che presto o tardi la moneta virtuale torni a brillare come un tempo. Affinché ciò sia possibile però è necessario che si verfichino almeno tre condizioni.
La prima è che la Fed termini davvero la sua campagna di rialzi dei tassi d'interesse per combattere l'inflazione. Nell'ultima riunione tenutasi questo mese, la Banca centrale americana ha stabilito una pausa riguardo le strette sul costo del denaro. La domanda è se il break sia temporaneo o permanente. Chiaramente molto dipenderà da come si comporterà l'inflazione nei prossimi mesi e dallo stato di salute dell'economia americana. Fatto sta che se i rendimenti calano sul mercato, il Bitcoin potrebbe beneficiarne.
La seconda condizione allude all'halving. Si tratta di un evento che avviene ogni quattro anni e comporta il dimezzamento dell'estrazione di Bitcoin, la cui quantità complessiva minabile è di 21 milioni di token. Ciò significa che in teoria l'offerta sarà sempre più ridotta rispetto alla domanda e questo dovrebbe far crescere i prezzi. Infatti, solitamente un anno prima dell'halving, il Bitcoin intraprende un rally importante che dura fino anche ai 18 mesi successivi all'evento (
Il Bitcoin a un anno dall'halving: la storia dice che sarà rally). In sostanza, gli investitori devono scontare in pieno questo fattore per pensare a un rilancio della criptovaluta.
La terza condizione consiste nel fatto che gli investitori istituzionali siano più convinti a possedere criptovalute. Dopo il dimezzamento del 2020, società come Tesla e MicroStrategy acquistarono grandi quantità di Bitcoin nella convinzione che la moneta virtuale potesse essere una ottima copertura contro l'inflazione e rappresentasse una riserva importante di valore. Tuttavia, dopo di allora non vi è stata un'adozione a livello istituzionale come si aspettava. Senza i grandi capitali, sarà difficile assistere ad un rally delle dimensioni che si sono viste in passato.