Le Big Tech sono sempre state croce e delizia per il governo americano. Durante la loro fase di crescita sono state coccolate e incoraggiate perché contribuivano all'aumento del PIL e all'innovazione tecnologica, consolidando l'egemonia degli Stati Uniti nel palcoscenico internazionale. Quando però sono diventate troppo grandi, la politica è risultata meno mansueta, facendo spesso sentire il fiato sul collo in occasione di grandi e piccole operazioni di fusioni e acquisizioni. Per non parlare dell'aspetto fiscale, su cui da diverso tempo gli USA stanno conducendo una battaglia.
Da quando il presidente
Joe Biden è entrato alla Casa Bianca nel 2020 e
Lina Khan è stata nominata a capo della Federal Trade Commission, il giro di vite si è fatto più intenso. Non che Donald Trump sia stato meno scrupoloso nei confronti delle Big Tech durante la sua presidenza. Basti pensare alla causa intentata contro Google. Tuttavia, la pressione da quando al governo risiede Biden si è fatta sentire maggiormente. Molte questioni legali sono ancora in ballo, tipo
l'accordo tra Microsoft e Activision Blizzard che ha ricevuto il via libera dalle autorità di regolamentazione europea ma deve ancora superare lo scoglio della FTC, che si è opposta all'acquisizione.
Big Tech: ecco cosa potrebbe succedere dopo le elezioni USA
Con le elezioni americane in arrivo, ci si chiede cosa potrebbe cambiare per le Big Tech se alla Casa Bianca dovesse arrivare Donald Trump o Kamala Harris e se il Congresso dovesse essere a maggioranza repubblicana o democratica. Gli analisti di Morningstar hanno ipotizzato quattro scenari. Vediamoli di seguito.
Kamala Harris alla Casa Bianca, Senato democratico
Uno scenario con Harris vittoriosa alle elezioni e il Partito Democratico che controlla il Senato equivarrebbe a "una continua e intensa supervisione normativa sulle fusioni e acquisizioni delle Big Tech", riporta la società americana di analisi e ricerca. Queste operazioni sono diminuite negli ultimi tre anni, sottolineano gli analisti. La storia di Harris è contrassegnata da posizioni aggressive verso le Big Tech, come quando la FTC ha deciso di applicare rigorose norme antitrust. Se dovessero spuntarla i democratici al Senato, "prevediamo che le Big Tech si terranno lontane dalle grandi fusioni e acquisizioni per concentrarsi invece sul riacquisto di azioni, pur continuando a investire pesantemente nell'intelligenza artificiale", hanno scritto gli analisti.
Kamala Harris alla Casa Bianca, Senato repubblicano
A giudizio di Morningstar, una Casa Bianca democratica e un Senato repubblicano sarebbero uno scenario migliore rispetto a quello sopra esposto per le Big Tech. Questo però non significa una maggiore indulgenza nell'applicazione delle norme antitrust sugli M&A, sottolineano gli esperti. Con Harris presidente, difficilmente verrebbero sostituiti Khan alla presidenza della FTC e Jonathan Kanter al vertice dell'Antitrust al Dipartimento di Giustizia. Tuttavia, Harris potrebbe subire maggiori pressioni e adottare un approccio più moderato verso la regolamentazione delle Big Tech, hanno precisato gli analisti.
Donald Trump alla Casa Bianca, Senato democratico
Trump alla Casa Bianca probabilmente smantellerà i capi di FTC e della divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia, ha affermato Morningstar. Tuttavia, un Senato democratico implicherebbe una sostituzione con un candidato critico verso le Big Tech anche se con una posizione meno baldanzosa di quella rappresentata dai due attuali esponenti.
Donald Trump alla Casa Bianca, Senato repubblicano
Quello di Trump presidente e i repubblicani che controllano il Senato "sarebbe probabilmente lo scenario migliore per le Big Tech", hanno scritto gli analisti. A quel punto, Khan e Kanter verrebbero sostituiti con persone favorevoli alle grandi aziende tecnologiche, il che significa che ci sarebbero negli Stati Uniti maggiori operazioni di M&A. Morningstar osserva comunque che Trump è stato critico nei confronti "degli sforzi di censura di aziende come Alphabet e Meta, e altri rappresentanti e senatori repubblicani si sono uniti alla mischia". Tuttavia, queste opinioni non guideranno "il processo decisionale in termini di nomina dei nuovi leader per la FTC e la divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia", hanno detto gli analisti.