A distanza di un anno dall'entrata nel Nasdaq 100, Strategy potrebbe uscirne stasera, quando, dopo la chiusura di Wall Street, verrà effettuato il rimpasto dell’indice. Alcuni analisti hanno indicato che la principale indiziata a lasciare il benchmark è la società di software di Michael Saylor, che dal 2020 ha orientato il focus del business sull’acquisto e la gestione di Bitcoin. Il motivo? Ci sono dubbi sul modello di business dell’azienda.
Il Nasdaq, negli ultimi mesi, ha infatti inasprito i requisiti per le società che detengono asset digitali in tesoreria. “Se Strategy viene considerata una holding o una società di criptovalute, piuttosto che una società di software, allora è suscettibile di rimozione”, ha dichiarato Steve Sosnick, Chief market analyst di Interactive Brokers.
In realtà, già lo scorso anno - quando la società era stata inserita nell’indice - alcuni osservatori di mercato avevano sollevato perplessità, ritenendo che l’attività dell’azienda assomigliasse più a quella di un fondo comune di investimento. E il Nasdaq 100 include le prime 100 aziende non finanziarie per capitalizzazione. A far apparire Strategy a tutti gli effetti un’entità finanziaria è il forte legame dei suoi profitti con l’andamento del Bitcoin.
Nell’ultimo trimestre terminato il 30 settembre, Strategy ha riportato un utile netto di 2,78 miliardi di dollari, rispetto alla perdita di 340,2 milioni registrata un anno prima. La performance è stata determinata principalmente da una modifica contabile che ha permesso alla società di registrare i guadagni sulle disponibilità di Bitcoin. Questo elemento è ancora più rilevante se si considera che, nel terzo trimestre 2025, i ricavi del software ammontavano ad appena 128,7 milioni di dollari.
Strategy ha inoltre perso circa due terzi del proprio valore di mercato rispetto al picco del 2024 e più di un terzo dall’inizio del 2025. Questo, però, non basta per escluderla dal Nasdaq 100, poiché la capitalizzazione resta comunque maggiore di quella di una trentina di aziende incluse nell’indice. Tuttavia, secondo Mike O’Rourke, Chief market strategist di JonesTrading, lo scorso anno l’azienda era stata inserita per “ragioni tecniche” e ora il Nasdaq avrebbe “l’occasione per correggere l’errore”.
Strategy: cosa significherebbe l’esclusione dal Nasdaq 100
Se stasera dovesse arrivare la brutta notizia, per Strategy sarebbe un colpo significativo. Gli investitori osservano con grande attenzione i rimpasti degli indici, perché l’inclusione genera un volume importante di flussi passivi verso le azioni di una società. In altre parole, chi acquista gli indici compra automaticamente anche le azioni che vi sono incluse, contribuendo così a sostenerne il prezzo.
Secondo le stime di Kaasha Saini, responsabile della strategia di Jefferies, Strategy potrebbe registrare uscite passive dai fondi per circa 1,6 miliardi di dollari in caso di rimozione dal Nasdaq 100. Le modifiche, in ogni caso, entreranno in vigore dal 22 dicembre.
Questo potrebbe aggiungersi a un ulteriore problema: a gennaio, sull’azienda pende anche la decisione dell’MSCI Global sul possibile stralcio dai suoi benchmark, sempre per ragioni legate alla tesoreria di asset digitali. Su questo punto, però, il CEO Michael Saylor ha cercato di rassicurare gli investitori, dichiarando questo mese in un’intervista a Reuters che, anche se ciò dovesse accadere, “non avrebbe alcuna importanza”.