Diverse Big Tech americane hanno fatto ricorso al "tax ruling" nell'esercizio della propria attività a livello internazionale. L'obiettivo è stato quello di affrontare in maniera vantaggiosa le difficoltà inerenti alla fiscalità transfrontaliera.
Ciò però ha generato spesso polemiche in ambito di tassazione, in quanto ha fatto emergere problematiche legate alla concorrenza sleale e all'elusione fiscale.
Al punto che si è parlato di una sorta di aiuti di Stato illegittimi chiedendo modifiche in ambito della legislazione. Vediamo quindi in cosa consiste questa formula fiscale, quali vantaggi apporta per le aziende che la adottano e alcuni casi specifici tra le multinazionali.
Tax Ruling: cos'è
Il tax ruling è un accordo in ambito di tassazione tra un contribuente e un'autorità fiscale attraverso cui si determina in anticipo l'imposizione su alcune operazioni e situazioni predeterminate. L'accordo riguarda la determinazione dei prezzi di trasferimento, il trattamento dei redditi relativi alle attività estere, l'attuazione di deduzioni o addirittura di esenzioni nei casi specifici.
In questo modo, le imprese che operano in uno specifico Stato possono ridurre l'incertezza fiscale ed essere messe nelle condizioni di rendere più sicure e prevedibili le loro pianificazioni strategiche. Sotto il profilo legale, l'autorità fiscale è vincolata a rispettare l'accordo e non può sollevare alcun tipo di contestazione successiva.
Tax ruling, APA e ruling preventivi generali: differenze
I tax ruling non devono essere confusi con gli APA (Advanced Pricing Agreements) e i ruling preventivi generali. Si tratta in tutti i casi di strumenti di pianificazione fiscale, ma mentre i tax ruling si focalizzano su accordi specifici tra un'azienda e il fisco di un Paese, gli APA sono relativi ad accordi bilaterali o multilaterali tra varie giurisdizioni.
Quanto ai ruling preventivi generali, essi offrono chiarimenti circa l'interpretazione e l'applicazione delle leggi fiscali a una categoria ampia di contribuenti per una pluralità di situazioni.
Tax ruling: vantaggi e svantaggi
Il tax ruling permette alle aziende di usufruire di diversi vantaggi sotto il profilo fiscale. Uno dei principali attiene alla certezza di quante tasse dovranno pagare in quanto conoscono in anticipo il trattamento fiscale che una giurisdizione ha riservato su specifiche transazioni.
Ciò è tanto più evidente quanto più complesse e contraddittorie sono le normative fiscali che si intrecciano nelle varie giurisdizioni. Una maggiore certezza comporta notevoli risparmi in termini di costi per contenziosi e sanzioni.
Un secondo vantaggio consiste nell'ottimizzazione del carico fiscale per l'azienda, grazie all'applicazione di normative specifiche derivanti dagli accordi che consentono una riduzione delle aliquote, una esenzione in merito a determinate operazioni, o semplicemente chiarimenti sull'imposizione da adottare.
In tale ambito si fa luce un terzo grande vantaggio, relativo alla doppia imposizione fiscale. L'incertezza e la disarmonia delle norme in molti casi possono portare a situazioni in cui un'impresa si trova a pagare le tasse nei diversi Stati in cui opera. Grazie ai tax ruling, si configura un maggiore coordinamento tra le autorità fiscali prevenendo il fenomeno della doppia imposizione.
Infine, c'è il vantaggio di attrarre investimenti esteri attraverso accordi fiscali vantaggiosi, generando in questo modo lo sviluppo delle attività in un Paese e nuovi posti di lavoro.
Tuttavia, c'è il rovescio della medaglia in tutto questo ed è il motivo per cui sono state spesso alimentate polemiche sul fronte dell'equità della tassazione.
Si è discusso cioè della concorrenza fiscale sleale dei Paesi che applicano il tax ruling, mentre le multinazionali preferiscono stabilirsi in giurisdizioni che offrono condizionali fiscali più favorevoli.
La conseguenza potrebbe essere quella di una guerra fiscale tra gli Stati per applicare le aliquote più basse, con potenziali danni per le casse erariali e quindi in relazione alla capacità di finanziare i servizi pubblici essenziali.
I casi Amazon e Apple
Sono diversi i casi in cui alcune grandi aziende americane si sono avvantaggiate del tax ruling. Tra le situazioni più importanti ci sono da ricordare quelle attinenti ad
Amazon e
Apple.
Amazon ha ottenuto un tax ruling dal Lussemburgo nel 2003, grazie a cui è stata autorizzata a spostare gran parte dei guadagni derivanti dalle vendite europee alla Amazon Europe Holding Technologies, non soggetta a imposte sulle società in Lussemburgo.
In questo modo, la Big Tech si è ritrovata a pagare un'aliquota fiscale veramente molto bassa sui profitti conseguiti in Europa. Ciò però ha scatenato la reazione della Commissione europea, che ha avviato un'indagine concludendo nel 2017 che il trattamento ricevuto da Amazon si configurava come aiuto di Stato illegittimo.
Giocoforza, il braccio esecutivo dell'Unione europea ha ordinato al Lussemburgo di recuperare circa 250 milioni di euro di tasse non pagate dal gigante di Seattle.
Riguardo Apple, stavolta è stata coinvolta l'Irlanda. Il colosso di Cupertino ha beneficiato di una serie di agevolazioni da parte delle autorità fiscali del Paese per diversi anni. Ciò è avvenuto indirizzando verso Dublino la gran parte dei suoi profitti in Europa e riducendo l'imposizione fiscale a meno dell'1%.
Anche in questo caso la Commissione europea si è attivata sentenziando l'aiuto di Stato illegittimo che ha comportato l'ordine al governo irlandese di recuperare circa 13 miliardi di euro di tasse non pagate da Apple.