Dentro la bolla: perché il mercato sale anche quando non dovrebbe | Investire.biz

Dentro la bolla: perché il mercato sale anche quando non dovrebbe

06 giu 2025 - 12:45

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Nel nuovo appuntamento con “Lupo’s Way” analizzo gli ultimi sviluppi che hanno guidato i mercati e il quadro tecnico delle principali asset class

In questo nuovo appuntamento di “Lupo’s Way”, come di consueto analizzo il quadro macro e grafico dei principali mercati finanziari. Siamo nel cuore di uno dei momenti più enigmatici per i mercati finanziari globali: un periodo in cui gli indici americani continuano a macinare nuovi massimi, apparentemente scollegati sia dai dati macroeconomici che dalle dinamiche geopolitiche.

Oggi, con l’ausilio di fonti autorevoli, cercheremo di rispondere a una domanda che si pongono in molti, sia retail che investitori istituzionali: questo rialzo ha fondamenta concrete o siamo immersi in una sofisticata illusione collettiva?

Dal grafico dello Standard & Poor’s 500 vediamo che questo inizio di giugno sta portando i prezzi verso l’area dei 6.000 punti. Secondo Bloomberg, questi livelli riflettono modelli di valutazione che li classificano come eccessivi.

Il rally, ancora una volta, è stato guidato dai soliti noti: tecnologia, intelligenza artificiale e fondi e ETF tematici, che hanno comprato in massa il Nasdaq, registrando flussi netti superiori a 1,2 miliardi di dollari solo nella prima settimana del mese.

Bloomberg offre una chiave di lettura molto diretta, affermando: “Stocks climb because momentum trumps fundamentals”. In altre parole, i prezzi salgono perché stanno salendo, non perché vi siano motivazioni legate a utili, crescita economica o politica monetaria.

Ed è qui che entra in gioco quella che potremmo definire la “FOMO sistemica”: la paura di restare fuori da un mercato in piena corsa. Un mercato che, da fine aprile, è stato spinto soprattutto dagli acquisti retail, e che non accenna a rallentare.

Secondo Zeigos, siamo nel momento in cui i gestori devono fare performance, in un contesto in cui il giudizio si basa sul confronto con un benchmark, non sulla qualità delle scelte. Anche chi ha una view prudente è spesso costretto a comprare. È un atto di sopravvivenza, non di convinzione.

La stessa Zeigos sottolinea come il sistema tenda a premiare le scelte sbagliate, favorendo chi rincorre la performance anziché chi protegge il capitale. Per citare Howard Marks: “la tossicità della performance relativa”.

 

Mercati: cosa ci dicono oggi i fondamentali?

Secondo il Wall Street Journal, la fotografia macroeconomica americana è molto chiara: l’indice ISM manifatturiero ha segnalato una fase di contrazione dell’economia, restando sotto quota 50, la soglia che separa espansione e contrazione.

Ancora più preoccupante è che le componenti ordinativi e occupazione sono scivolate in territorio marcatamente recessivo, mentre la componente prezzi è aumentata. Questo mix – stagnazione più inflazione – è stagflazione. Uno scenario da non sottovalutare.

Anche Goldman Sachs lancia un segnale d’allarme: la compressione dei margini aziendali è in arrivo, e nel giro di pochi trimestri potrebbe impattare duramente sugli utili. Aggiungiamo poi il tema dei dazi, le tensioni geopolitiche e una Federal Reserve sempre meno propensa a tagliare i tassi, e il quadro si complica.

Goldman aggiunge anche che la curva dei tassi è distorta e pericolosamente inclinata: in particolare il Treasury trentennale è in forte rialzo, segnale di stress sul lungo termine. Nel frattempo, il debito pubblico americano cresce a un ritmo insostenibile.

Il Congressional Budget Office prevede un aumento del debito di circa 3.300 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni, causato da tagli fiscali, dazi e incentivi alla spesa pubblica non coperti da entrate strutturali. È anche per questo che Moody’s ha tolto la tripla A agli Stati Uniti, mentre BlackRock e PIMCO stanno riducendo l’esposizione a questo tipo di strumenti.

 

Quindi, quanto è sopravvalutato il mercato?

Secondo Morgan Stanley, lo S&P 500 tratta a 22 volte gli utili attesi per il 2025 e 20 volte quelli per il 2026, con un earnings yield del 4,3%, inferiore al rendimento del Treasury decennale, oggi al 4,45%. In finanza, questo è un campanello d’allarme: il rischio azionario non è adeguatamente premiato.

Morgan Stanley stima il fair value dell’S&P 500 a 5.208 punti, circa il 10% in meno rispetto ai livelli attuali. Questa stima tiene conto degli utili attesi, della curva dei tassi e del rischio corporate espresso dagli spread. Ricordiamo che ad aprile, durante il “mini sell-off”, i prezzi erano tornati in linea con il fair value. Oggi siamo di nuovo sopra soglia di rischio.

Tra i big cap segnaliamo: Tesla (P/E 122), Apple (26), Amazon (28), tutti sopra la media storica. Questi titoli rappresentano da soli il 30% della capitalizzazione dell’indice. Anche Bank of America e BCA Research segnalano un equity risk premium ormai troppo compresso per giustificare posizionamenti aggressivi.

 

A tutto ciò si aggiunge lo scenario geopolitico

Le ultime dichiarazioni di Trump contro la Cina aprono a nuove tensioni. La Casa Bianca ha annunciato ulteriori restrizioni all’export verso Pechino e sanzioni contro aziende cinesi, contribuendo a un clima di sfiducia reciproca crescente.

Sul fronte valutario, Morgan Stanley prevede un deprezzamento strutturale del dollaro. L’indice Dollar Index è atteso scendere a quota 91 nei prossimi 12 mesi, trainato da un contesto di crescita debole e un ciclo di tagli dei tassi che la Fed dovrebbe avviare tra il 2025 e il 2026. In questo contesto, tra i beneficiari troviamo: euro, yen, franco svizzero e oro, quest’ultimo sempre più visto come asset rifugio.

 

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La panoramica sui principali mercati

Andiamo ora ad analizzare – come di consueto - la situazione tecnica e grafica dei principali mercati, partendo dallo S&P 500.

 

S&P 500

Lo Standard & Poor’s 500 ha raggiunto e continua a mantenere la zona dei 5.990 punti. Un'area che, date le attuali condizioni di mercato, potrebbe aprire la strada a un nuovo attacco ai massimi storici, con la possibilità persino di superarli.

Osservando i precedenti movimenti, caratterizzati da una media di circa 200 punti di estensione, è plausibile ipotizzare che l’indice possa puntare verso l’area compresa tra i 6.100 e i 6.200 punti. È però fondamentale tenere presente un elemento cruciale: la volatilità potrebbe aumentare in qualsiasi momento, e per questo motivo è sempre consigliabile procedere con la massima cautela.

Al momento, se non dovessimo scendere almeno al di sotto della soglia dei 5.706 punti, la tensione rialzista potrebbe proseguire, o al massimo trasformarsi in una fase laterale di consolidamento.

 

Nasdaq 100

Passiamo al NASDAQ 100, vero protagonista di queste settimane, sostenuto da forti acquisti — in particolare da parte degli investitori istituzionali. L’indice, nelle attuali condizioni di mercato, sta esprimendo una notevole forza rialzista.

Dopo la rottura, avvenuta qualche giorno fa, dell’area dei 21.425 punti, il Nasdaq sta cercando di riconquistare i massimi storici in area 22.000 punti, con la concreta possibilità di superarli e stabilirne di nuovi. Al momento non si evidenziano segnali di debolezza significativi.

Finché i prezzi si manterranno al di sopra dei livelli chiave di 20.606 e 20.986 punti (quest’ultimo rappresenta il minimo precedente), non dovremmo assistere a correzioni di rilievo. Eventuali ritracciamenti, al momento, sembrano limitati al timeframe giornaliero e non dovrebbero sfociare in un'inversione settimanale.

 

Dow Jones

Il Dow Jones si sta mostrando leggermente più lento rispetto agli altri principali indici statunitensi, ma sembra in fase di accumulazione all’interno della zona compresa tra 41.160 e 42.368 punti. Da segnalare la chiusura del gap del 12 maggio, situato proprio in area 42.368 - un livello che il Dow e il Nasdaq 100 non avevano ancora colmato - al contrario di altri indici.

Questo elemento potrebbe rafforzare la struttura rialzista in corso e dare slancio alla fase attuale di consolidamento. Finché i prezzi si manterranno saldamente al di sopra di 42.368 punti, lo scenario rimane costruttivo, con l’obiettivo di medio termine rappresentato dai massimi storici.

Un’area di particolare interesse resta il punto di caduta di inizio marzo, che si colloca in prossimità dei livelli attuali e rappresenta una zona di congestione strategica. Il supporto principale da monitorare rimane in area 41.160 punti: una violazione al ribasso di questo livello potrebbe compromettere la struttura rialzista nel breve termine.

 

DAX

Passando all’Europa, il DAX continua a mostrare una struttura rialzista solida, sebbene il flusso di capitali verso i mercati europei - secondo Bloomberg - si sia recentemente attenuato, senza però segnali di inversione.

Nonostante un andamento più lento e cauto rispetto ai principali indici statunitensi, l’indice tedesco rimane ben impostato sopra area 24.000, livello che sta consolidando nelle ultime sedute. Il movimento attuale sembra essere di accumulazione graduale.

Il tono di fondo resta positivo, e in assenza di segnali contrari, l’ipotesi di un’estensione tecnica del movimento precedente del +3% resta concreta, con un potenziale target in area 24.825 punti. Al momento, non emergono segnali ribassisti rilevanti, e solo una discesa sotto 23.156 punti potrebbe compromettere lo scenario attuale, aprendo la strada a una correzione più profonda.

 

FTSE Mib

Anche l’indice italiano FTSE Mib conferma il proprio trend rialzista, pur attraversando una fase laterale ben definita sopra area 40.000 punti. Il gap del 12 maggio è stato chiuso, rafforzando la validità del supporto tecnico in zona 39.442 punti.

L’attuale movimento, seppur più contenuto e privo di accelerazioni marcate, mantiene una struttura costruttiva, con l’ipotesi di un ritorno verso i massimi storici in area 43.000 ancora assolutamente valida. Il quadro tecnico non presenta segnali di inversione, e solo una discesa sotto i 38.832 punti potrebbe compromettere l’impostazione positiva attuale.

Fino ad allora, è più probabile che il mercato continui a muoversi lateralmente, piuttosto che avviare una vera fase correttiva. La tenuta dei supporti chiave sarà fondamentale per confermare la prosecuzione del trend primario.

 

Hang Seng

L’indice di Hong Kong mantiene una struttura stabile e costruttiva, nonostante il contesto geopolitico complesso legato alle tensioni tra Cina e Stati Uniti. Malgrado ciò, il mercato appare tonico, sostenuto da flussi selettivi e da un sentiment che si è fatto gradualmente più costruttivo nelle ultime settimane.

Il livello tecnico in area 22.492 punti continua a funzionare efficacemente come supporto dinamico, confermando la validità del rimbalzo in corso. In questo contesto, resta intatta la possibilità - già segnalata la scorsa settimana - di un test dei massimi di febbraio 2025, scenario che si rafforza con ogni conferma sopra i livelli attuali.

L'assenza di segnali di inversione e la tenuta del supporto chiave favoriscono una visione moderatamente rialzista, anche se, vista la delicatezza del quadro macro, sarà importante monitorare l'evoluzione delle relazioni internazionali per evitare reazioni improvvise da parte degli operatori.

 

VIX

L’indice della volatilità, il VIX, si mantiene in una fase strutturalmente ribassista, con valori attualmente intorno ad area 18. Come indicato nella precedente analisi settimanale, soltanto un consolidamento sopra quota 20 avrebbe potuto attivare una fase correttiva più estesa per gli indici azionari statunitensi.

Le attuali condizioni di mercato riflettono una relativa tranquillità, con una volatilità implicita ancora contenuta. Tuttavia, è bene ricordare che il VIX rappresenta anche un indicatore di copertura: un aumento improvviso delle opzioni difensive potrebbe innescare storni improvvisi sugli indici azionari.

Un eventuale attacco all’area di 17,80 potrebbe favorire un’ulteriore compressione della volatilità, rafforzando lo scenario di stabilità dei mercati azionari. Tuttavia, particolare attenzione andrà riservata ad area 20,66 su base settimanale: un ritorno stabile al di sopra di questo livello potrebbe segnare un cambiamento nel sentiment, con ripercussioni ribassiste più marcate sugli indici.

 

Dollaro USA

Il Dollar Index prosegue nella sua fase discendente, avvicinandosi nuovamente alla zona di supporto chiave in area 99, livello di rilevanza storica che risale a dicembre 2021. Le attuali condizioni di mercato non evidenziano segnali concreti di inversione al rialzo.

Un eventuale recupero di 101, corrispondente all’ultimo massimo relativo, rappresenterebbe il primo segnale tecnico di potenziale distensione, ma al momento il quadro rimane improntato a una debolezza strutturale del dollaro USA.

Particolare attenzione andrà posta alla pubblicazione dei dati macroeconomici USA e a dichiarazioni politiche rilevanti, in particolare da parte di Donald Trump, che potrebbero alimentare nuove spinte ribassiste sul biglietto verde.

 

EUR/USD

L’euro continua a beneficiare della debolezza del dollaro USA, confermando una tendenza rialzista graduale ma solida. L’area 1,1310 è stata consolidata durante la scorsa settimana, e i prezzi si stanno ora avvicinando all’area target di breve termine situata a 1,1473.

Una rottura decisa di questo livello potrebbe aprire la strada verso nuovi massimi di periodo, con un obiettivo minimo identificabile in area 1,1600, zona che in precedenza ha rappresentato un importante punto di distribuzione.

La struttura tecnica rimane positiva, con il trend rialzista atteso in prosecuzione fintanto che i prezzi si manterranno sopra area 1,1150. Le attuali condizioni di mercato supportano ancora lo scenario di apprezzamento dell’euro nel breve periodo.

 

GBP/USD

La sterlina britannica mostra una forza strutturale ancora più marcata rispetto all’euro. Dopo il recente test dei supporti, i prezzi stanno beneficiando di una nuova spinta rialzista contro il dollaro statunitense.

La tenuta sopra l’area chiave ha rafforzato la view positiva e, in assenza di eventi contrari, un'estensione verso l’area 1,3694 appare probabile nel breve termine. La configurazione tecnica rimarrebbe solida fino a un’eventuale rottura ribassista dell’area 1,3400, che costituirebbe un primo segnale correttivo più ampio.

 

USD/JPY

Il cambio Dollaro/Yen si trova attualmente in una fase di congestione, influenzata dalle recenti dichiarazioni del governo giapponese. Tokyo sembra voler evitare pressioni eccessive sul mercato obbligazionario statunitense, considerando la significativa esposizione al debito e all’equity USA tramite strategie di carry trade.

L’attuale struttura tecnica è neutrale: una rottura al ribasso dell’area 141,63 rappresenterebbe un segnale tecnico negativo, con un possibile obiettivo intermedio verso area 138. È opportuno sottolineare che, in tale scenario, ci si attenderebbe un aumento significativo della volatilità.

Al contrario, un ritorno dei prezzi sopra area 146,56 potrebbe indicare una fase di distensione e aprire la strada a un recupero più strutturato del dollaro contro lo yen.

 

Oro e argento

In un contesto di stabilità generale, l’oro continua a mostrare segnali di resilienza. Dopo le pressioni ribassiste della scorsa settimana, i prezzi si mantengono sull’area dei 3.364 dollari l’oncia. Il mercato appare pronto a tentare un nuovo allungo.

Alle attuali condizioni, una rottura del massimo precedente in area 3.381 dollari potrebbe innescare un'accelerazione verso i 3.400 dollari, con estensioni potenziali verso i massimi di maggio in area 3.435 dollari. La struttura di medio periodo rimane costruttiva, supportata anche da una stagionalità positiva.

Solamente una violazione del supporto chiave in area 3.247 dollari metterebbe in discussione il quadro tecnico attuale e potrebbe avviare una fase correttiva più profonda. L’argento sta mostrando una forza crescente, dopo un lungo periodo di accumulazione.

In queste ultime sessioni, si è assistito alla rottura della resistenza tecnica in area 33,92 dollari, un segnale potenzialmente rilevante che potrebbe dare il via a una nuova fase rialzista. Il primo target si colloca in area 40 dollari, obiettivo che potrebbe essere raggiunto nelle prossime settimane, se il contesto macro e tecnico rimarrà favorevole.

Finché i prezzi si manterranno sopra area 31 dollari, la struttura rimarrà positiva, e ogni eventuale ritracciamento potrà essere interpretato come un’occasione di riaccumulo.

 

Petrolio

Il petrolio continua a muoversi in un contesto incerto, condizionato da tensioni geopolitiche e dalle comunicazioni spesso contraddittorie dell’OPEC+ in merito a possibili tagli o aumenti della produzione.

Nonostante la pressione ribassista osservata nelle scorse settimane, a fine maggio i prezzi hanno mostrato una certa stabilità, consolidandosi sopra l’importante zona di supporto a 60 dollari al barile. Quest’area ha confermato la sua validità come barriera difensiva chiave.

Attualmente, i prezzi stanno tentando di superare nuovamente l’area di 64 dollari, livello di resistenza tecnica che, se infranto con decisione, potrebbe aprire la strada a un'estensione rialzista verso i 65,50–66 dollari al barile.

Il quadro tecnico rimane costruttivo sopra i 60 dollari, ma una rottura al ribasso di quest’area comprometterebbe lo scenario di breve periodo e aumenterebbe il rischio di ulteriori ribassi.

 

Bitcoin ed Ethereum

Bitcoin continua a muoversi in un contesto di consolidamento dopo i recenti massimi. Le ultime sedute hanno mostrato lievi correzioni, ma nulla che metta in discussione la struttura rialzista di fondo. I prezzi si mantengono saldi sopra l’area di supporto settimanale a 102.000 dollari, lasciando intatta la possibilità di un nuovo attacco ai massimi storici nel medio termine.

Un'eventuale perdita di questo livello potrebbe aprire la strada a un ritest dell’area 98.000–95.000 dollari, senza tuttavia compromettere il quadro strutturale di lungo periodo. Anche Ethereum mostra un andamento laterale-rialzista, con i prezzi che rimangono inseriti in un range definito ma costruttivo.

Il livello da monitorare è area 2.913 dollari, la cui rottura potrebbe dare avvio a una nuova gamba rialzista. La volatilità contenuta richiede pazienza e disciplina, ma l’impostazione tecnica resta positiva.

 

 

 

 

 

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