In sole due settimane, lo yuan ha spazzato via le certezze di chi ancora credeva fosse la valuta di riserva alternativa al dollaro. Passerà ancora parecchio tempo prima di avere questa sicurezza e i cinesi in questo troveranno un colpevole in Putin, che ha alzato un polverone che già durante la pandemia stava infastidendo il mondo occidentale.
La Cina non è business friendly, almeno secondo i canoni occidentali, e il rischio per certe aziende di aver spostato una buona parte della catena del valore in un Paese che da un giorno all’altro può decidere di cambiare le regole del gioco è troppo pericoloso per non richiedere delle contromisure. Il Covid in realtà è stata solo una scusa per gli investitori occidentali per uscire dagli investimenti cinesi, sia azionari che obbligazionari.
Per ora con uno scossone molto forte solo su una valuta che il Governo è ben contento di assecondare nella sua fase di ribasso. Ma gli scarsissimi rendimenti aggiuntivi offerti dai bond cinesi rispetto a quelli americani non sembrano un premio al rischio che possa invitare alla reazione di breve termine dello yuan. Con il lockdown di Shanghai, sarà difficile che nel 2022 vengano raggiunti gli obiettivi di crescita del 5,5% annunciati dall'esecutivo di Pechino, specie visto il crollo ad esempio delle vendite al dettaglio a marzo.
USD/CNY: analisi tecnica e livelli trading
Tecnicamente per USD/CNY si è verificato, seppur con una violenza inaspettata, quanto era stato detto in questo articolo. L’articolo di metà aprile chiudeva così “Una rottura della resistenza a quel punto aprirebbe le porte ad un rally verso zona 6,45/6,50 creando le premesse per una fase di debolezza per la divisa cinese. Qualche take profit dopo la corsa forsennata degli ultimi mesi a questo punto pare opportuna sullo yuan”.
Il mercato è andato ben oltre. Prima ha recuperato la trendline rialzista di lungo periodo, poi con una seconda settimana di ribasso simile alla prima ha spinto il cambio oltre quota 6,6. Siamo al rialzo bisettimanale più forte degli ultimi 10 anni, anche più marcato di quello di agosto 2015 quando le autorità cinesi all’improvviso colsero di sorpresa i mercati svalutando lo yuan.
Il grafico parla chiaro. Rientrato sopra la linea di tendenza rialzista, per le quotazioni si riaprono le porte di un recupero che potrebbe tornare a spingersi fin sotto quota 7, a quel punto un’occasione per rifare il punto della situazione e valutare se bond ed equity cinesi stanno esprimendo un corretto rapporto tra rischio e rendimento.