Le quotazioni dell'EUR/USD scendono per il quinto giorno consecutivo e si collocano al di sotto di 1,06, minimo degli ultimi 5 anni. Ad aver accelerato la discesa la notizia che la Russia ha sospeso i rifornimenti di gas naturale a Polonia e Bulgaria, gettando nello scompiglio tutta l'Europa che ora teme che Putin adotti la mano pesante anche sul resto dei Paesi considerati ostili.
Oggi la Presidente della Commissione Europea
Ursula von der Leyen ha lanciato accuse dirompenti nei confronti di Mosca, tacciandola di Paese ricattatore. L'Unione Europea importa circa il 40% del suo fabbisogno di gas naturale dalla Russia e
le mosse del Cremlino stanno destando molta preoccupazione.
Il Vecchio Continente ancora è molto combattuto se imporre l'embargo a gas e petrolio, dopo aver bloccato le importazioni di carbone. La tendenza però al momento è che il gas sia una fonte energetica troppo importante per poterne fare a meno. Questa situazione di incertezza e tensione generali non sta affatto giovando all'euro, che continua a perdere posizioni sul biglietto verde.
EUR/USD: le ragioni del crollo
Al di là del quadro estremamente a tinte fosche sul fronte geopolitico, vi è una ragione ben precisa per cui l'EUR/USD si è indebolito fortemente negli ultimi mesi. Questa si rifà alla
politica monetaria della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve.
L'istituto statunitense ormai ha tracciato chiaramente la strada verso un'aggressività senza ritorno quest'anno per combattere l'inflazione che in USA ha raggiunto l'8,5%. In tutto il 2022 le strette sui tassi dovrebbero essere almeno 7 e, dalle prossime riunioni ufficiali, la Fed probabilmente effettuerà aumenti di mezzo punto alla volta.
La BCE metterà termine alla sua politica monetaria accomodante, ma procederà con molta più cautela sul fronte tassi. Molti scommettono in un rialzo del costo del denaro a settembre, ma l'Eurotower osserverà molto da vicino gli sviluppi della guerra Russia-Ucraina e del suo impatto sull'economia, soprattutto sul versante energetico. Il conflitto bellico sta gettando un'ombra molto potente sulla ripresa economica europea, quindi Francoforte vorrebbe evitare che un inasprimento sul tasso ufficiale di sconto finisca per aggravare una situazione già di per sé critica.
Athanasios Vamvakidis, responsabile della strategia di cambio presso Bank of America, ha affermato che in questo momento il mercato stia scontando una maggiore aggressività della Fed rispetto alla BCE in quasi tutti gli scenari che si verrebbero a configurare. Adesso, secondo l'esperto, molti investitori che erano restii ad andare short sull'euro stanno capitolando. Alla domanda se euro e dollaro possono arrivare alla parità, Vamvakis ha risposto che è ancora presto per parlarne ma, con i venti contrari che soffiano sulla moneta unica, quella è un'eventualità che potrebbe essere contemplata.
Nell'ultima settimana comunque si è generata una corsa alla divisa statunitense come bene rifugio anche per i timori della crescita globale alimentati da quanto sta succedendo in Cina, dove il Covid-19 ha rialzato la testa e le Autorità governative fanno fatica a contenere la diffusione del contagio nonostante le misure che stanno diventando sempre più restrittive.