Un’intera generazione di trader e asset manager è smarrita. Il tradizionale bene rifugio rappresentato dallo yen giapponese non sembra più essere tale, colpito da massicce vendite innescate da una politica monetaria che si ostina ad essere ultra-espansiva.
I ribassi recenti degli indici di Borsa e non solo hanno perso l’appiglio del tradizionale safe haven rappresentato dai titoli di Stato, ma anche quello della divisa nipponica, una valuta nella quale rifugiarsi nei momenti di particolare tensione del mercato.
Bank of Japan ancora ancorata alla politica ultra-espansiva
Non si può dare torto fino in fondo alla Bank of Japan, che sta cercando di difendere la sua politica del tasso zero e di controllo della curva dei rendimenti, con lo yield del bond governativo a 10 anni ancorato allo 0,25%. L’inflazione in Giappone tarda ad arrivare. Il rischio è che il risveglio sarà tanto più brusco quanto più lenta sarà la presa di coscienza dell'istituto centrale di un contesto di mercato mutato.
Con l’obiettivo di contenere la crescita dei tassi la BoJ sta favorendo un dilatarsi dello spread sui Treasury americani. Ormai sono oltre 275 i punti base di differenza con il decennale USA, arrivato ad un passo dal 3%. Ma anche il Bund tedesco si sta allontanando, con rendimenti all'1%.
I rischi di una svalutazione incontrollata e troppo veloce sono già arrivati al tavolo del G20, con il Ministro delle Finanze nipponico, il quale ha avvertito che movimenti disordinati non sono graditi. Tradotto: se continua così interverremo. C’è però da convincere una Banca centrale che a questo punto dovrebbe fare una inversione a U nella politica monetaria come già fatto poche settimane fa dall’Australia. Decisione non semplice ( clicca qui per il calendario delle riunioni della BoJ)
USD/JPY: analisi tecnica e livelli trading
USD/JPY è il secondo cambio più osservato del pianeta dopo EUR/USD. Con la rottura di area 125 potrebbe aver non solo valicato i massimi del 2007 e 2015, ma addirittura formalizzato una figura di testa e spalle rialzista di lunghissimo periodo.
Salvo una reazione immediata delle autorità nipponiche, un allungo fin sotto area 150 sarebbe a questo punto da mettere in preventivo cambiando in maniera clamorosa uno dei paradigmi che hanno accompagnato i trader dalla grande crisi finanziaria del 2008.
Siamo molto vicini ad un tasso di variazione annuo del 20% da parte del cambio. Una percentuale significativa perché nel 2001, 2006 e 2013 anticipò di diversi mesi un top primario. Questo starebbe a significare che il bull market di USD/JPY non è ancora terminato, con i mercati che molto probabilmente vorranno mettere alla prova le autorità monetarie giapponesi.