Settimana ricca di appuntamenti con le Banche centrali di mezzo mondo. Stati Uniti, Gran Bretagna, Svezia, Norvegia, Brasile, Polonia e altri istituti monetari hanno preso le loro decisioni sui tassi di interesse in un contesto che rimane particolarmente critico e di scarsa visibilità.
Cominciando dagli Stati Uniti, la Federal Reserve ha confermato la sua volontà di mantenere fermo il costo del denaro ai livelli attuali non dando seguito alle intimidazioni di Trump circa la necessità di tagliare i tassi di interesse. L’economia a stelle e strisce, secondo Powell, ancora non mostra segni di cedimento soprattutto sul mercato del lavoro ma l’incertezza è alta a causa di una politica dei dazi che rischia di far risalire l’inflazione.
Per questo le porte della FED rimarranno aperte ad ogni opzione. La reazione di mercati ed EUR/USD è stata di sostanziale indifferenza con il biglietto verde che si mantiene sotto le resistenze di 1,15, ma sopra i supporti di 1,12, i due livelli sui quali si potranno vedere eventualmente movimenti di maggior spessore.
Cosa hanno deciso le Banche centrali di UK, Svezia, Norvegia, Brasile e Polonia
La Gran Bretagna ha ridotto i tassi di interesse di 25 punti base come da previsioni seppur con un atteggiamento più "hawkish" delle previsioni. L’inflazione permarrà secondo la BoE sopra al 2% anche nel 2025 e quindi i tassi se scenderanno ancora lo faranno molto lentamente. Il differenziale di tasso in allargamento rispetto all’euro ha favorito un ritorno di EUR/GBP sotto 0,85.
In Scandinavia sia Svezia che Norvegia hanno confermato il costo del denaro ai livelli precedenti, rispettivamente 2,25% e 4,5%. Per la Svezia il tono è stato "dovish" anticipando nuove manovre ora che l’inflazione è sotto controllo. Anche la Norvegia ha alimentato aspettative di ribasso nei prossimi meeting dichiarando apertamente che ci sono altre probabilità di riduzione nei tassi nel corso dell’anno corrente.
Andando nell’universo emergente in Brasile i tassi salgono ancora di 50 punti base portando il costo del denaro ai livelli più alti degli ultimi 20 anni. Il Selic arriva al 14,75% con i primi effetti sull’inflazione che dovrebbero già vedersi nei prossimi mesi. Le previsioni della Banca centrale brasiliana sono infatti per un ridimensionamento dell’inflazione al 4,8% che dovrebbe permettere anche una minor pressione su tassi, consumi e investimenti. Debole il real incapace di scendere sul cambio USD/BRL sotto i minimi di inizio aprile.
In Polonia la Narodowy Bank Polski ha apportato il primo taglio dall’ottobre 2023 su tassi che passano dal 5,75% al 5,25%. Il rallentamento nella crescita dei salari, l’incertezza economica ed un’inflazione in raffreddamento sono le motivazioni che hanno spinto Varsavia in questa direzione con probabili nuovi ritocchi nei prossimi meeting. Stabile lo zloty seppur sopra ai supporti di lungo periodo nel cross EUR/PLN.
Le Banche centrali tornano lentamente a riprendersi un ruolo da protagonista in un contesto che per tutte rimane incerto e spesso indecifrabile a causa della guerra dei dazi.
La sensazione è quella che fino a quando un evidente rallentamento economico non prevarrà, gli istituti eviteranno di lanciarsi in easing monetari particolarmente aggressivi. Per tutte però i rendimenti reali stanno salendo e ad un certo punto questo comportamento potrebbe cominciare a diventare tossico per l'economia globale.