La Bank of England è la Banca Centrale del Regno Unito ed esercita la politica monetaria in Inghilterra, in Galles e in Scozia. In quest'ultimo caso però l'emissione di moneta avviene attraverso le 3 principali banche del Paese, che distribuiscono sterline attraverso la Royal Mint, ossia la Zecca dello Stato autorizzata a coniare monete. La BoE fa parte del Sistema Europeo delle Banche Centrali, ma non dell'Eurosistema ( BCE) perché la Gran Bretagna non adotta l'Euro come valuta nazionale, ma la Sterlina.
Bank of England: le sei funzioni principali
Trattandosi di una Banca Centrale, l'obiettivo primario della Bank of England è ovviamente quello di guidare la politica monetaria del Regno Unito. Secondo quanto previsto dall'impianto legislativo inglese, le funzioni principali della Banca d'Inghilterra possono essere riassunte in questi sei punti:
- promuovere e mantenere la stabilità monetaria e finanziaria;
- emettere moneta;
- esercitare la politica dei tassi di cambio;
- garantire la stabilità dei prezzi;
- effettuare prestiti agli istituti di credito
- vigilare sul sistema bancario britannico
Bank of England: organi decisionali
Per raggiungere i suoi scopi, la Bank of England si avvale di diversi organi decisionali, ognuno con le sue specifiche e le sue funzioni all'interno della politica monetaria ed economica del Regno Unito. Ecco di seguito elencati i tre organi decisionali di riferimento della Banca d'Inghilterra:
Comitato per la Politica Monetaria
Il Comitato per la Politca Monetaria è formato dal Governatore, dai Vice Presidenti, da due direttori esecutivi e da quattro membri nominati dal Cancelliere al Tesoro. L'organo si occupa di definire la politica monetaria di concerto con il Ministero del Tesoro, di effettuare analisi e ricerche circa la situazione economica e il livello dei prezzi del Paese;
Comitato Direttivo
Il Comitato Direttivo è presieduto dal Governatore, mentre i suoi membri vengono nominati dalla Regina. Il ruolo fondamentale dell'istituto è quello di decidere in tema delle strategie migliori per la Banca Centrale garantendo la stabilità del sistema finanziario;
Comitato degli Amministratori non Esecutivi
Il Comitato degli Amministratori non Esecutivi è composto da tutti gli amministratori che non hanno funzioni esecutive e che comunque fanno parte del Consiglio Direttivo. Il suo compito fondamentale è quello di vigilare all'interno della Banca affinché vengano attuati gli obblighi imposti dall'istituto.
Bank of England: origini e sviluppi
La Banca d'Inghilterra fu fondata il 27 luglio 1694 dopo la dispendiosa guerra che il Regno Unito sostenne contro la Francia, in cui subì una bruciante sconfitta. Gli investimenti che lo Stato intraprese per rafforzare la flotta navale si fecero sentire nelle casse del Paese e il Governo del Re Guglielmo III si trovò ad affrontare un buco finanziario di 1,2 milioni di sterline.
Essendo che eventuali creditori si fecero indietro per finanziare il debito britannico, nel 1693 il banchiere scozzese William Paterson ebbe l'idea di costituire una Banca centrale che potesse stampare moneta e coprire almeno in parte il debito. A quel punto fu presentato un progetto ai creditori, dove l'istituto centrale prendeva in gestione il bilancio statale e il debito pubblico. Inoltre in cambio del denaro versato dai prestatori, costoro ricevevano titoli di Stato con interessi che arrivavano all'8%.
Nel 1734 la BoE acquisì una serie di terreni e fece costruire degli edifici tra cui il palazzo dove oggi ha la sede in Threadneedle Street. Nel 1781 fu stabilito che l'istituto poteva continuare a gestire il debito pubblico stampando moneta, ma doveva mantenere delle riserve di oro corrispondenti per poter pagare le banconote a vista. La rivoluzione francese e le guerre di Napoleone comportarono la sospensione della convertibilità fino al 1821.
Bank of England: il Bank of Charter Act e il "Panic"
Nel 1844 il Governo presieduto da Robert Peel emanò il Bank of Charter Act, secondo cui la Banca Centrale fu investita del ruolo assoluto di emettere moneta collegandola alle riserve auree conservate. Tutte le banche private che fino ad allora potevano stampare banconote continuavano a farlo a due condizioni: che fossero collocate fuori dalla città di Londra e che depositassero il controvalore del denaro messo in circolazione.
In conseguenza dell'atto, solo in poche assolsero al compito e negli anni le banconote emesse da questi istituti persero valore legale. Ancora oggi solo le banche private d'emissione della Scozia e dell'Irlanda del Nord detengono il titolo di emettere cartamoneta.
Nel 1866 ci fu una pesante recessione internazionale, contrassegnata in Gran Bretagna dal fallimento della Overend Gurney and Company, la banca inglese che dominava il mercato delle cambiali dal 1850. Quell'anno definito come il Panic, comportò la decimazione della costruzione navale nella capitale inglese e, per questo, si verificò il crollo di uno dei più grandi complessi industriali del secolo, il Millwall Iron Works. Di fronte alla grande emergenza e all'enorme crisi del credito che si era venuta a creare, la Banca d'Inghilterra per la prima volta diventò prestatore di ultima istanza.
Bank of England: l'era dell'espansionismo monetario
Nel 1931, le riserve auree e in valuta estera continuarono ad essere gestite dalla BoE, però furono materialmente trasferite al Tesoro britannico. Quindici anni più tardi ci fu una svolta storica, il Governo laburista guidato da Clement Attlee emanò il Bank of England Act con il quale la Banca d'Inghilterra diventò pubblica, con il Tesoro che ne aveva il controllo.
La politica monetaria fu incentrata sul mantenimento di tassi di interesse bassi per agevolare il credito, accompagnato da un certo espansionismo monetario. Tutto questo però fu fatto cercando di non far correre troppo l'inflazione e di evitare che la Sterlina si svalutasse in maniera eccessiva o fluttuasse in modo incontrollato.Le banche comunque dovevano depositare la riserva obbligatoria presso l'istituto centrale per garantire una certa copertura finanziaria alla concessione dei prestiti. Tuttavia essa fu abolita nel 1981.
Bank of England: l'indipendenza nella politica monetaria e il QE
Il 1998 fu un'altra data storica, in quanto avvenne la modifica del Bank of England Act, grazie alla quale la Banca d'Inghilterra acquisiva l'indipendenza assoluta nell'esercizio della sua politica monetaria. Inoltre l'istituto si poneva come obiettivo quello di mantenere il tasso d'inflazione annuo al 2,5%. In seguito il target fu portato al 2% e, nel caso il tasso superasse l'1%, la Banca doveva renderne conto in forma scritta al Ministro delle Finanze spiegandone le ragioni e proponendo le soluzioni per portarla al livello di guardia.
La grave crisi finanziaria del 2008 spinse la Bank of England a iniziare un piano di allentamento monetario così come avevano fatto in precedenza la Bank of Japan e la Federal Reserve. Il programma, che partì con un afflusso di denaro di 200 miliardi di sterline, fu rinnovato negli anni e raggiunse la quota di 895 miliardi di sterline. Con la crisi derivante da Brexit nel 2016 e quella originata dalla pandemia nel 2020, il Quantitative Easing rimarrà in vigore ancora a lungo.