La Sterlina sarà oggetto di grande attenzione da parte degli investitori nei prossimi mesi, una volta che la Gran Bretagna si è sganciata dal fardello della Brexit e mira a ricostituire una posizione di rilievo nel panorama economico e politico internazionale. Nel mercato Forex infatti dall'inizio dell'anno i trader sembrano credere sempre più sulla valuta britannica e hanno aumentato sensibilmente le operazioni long.
Negli ultimissimi giorni il Pound sta riprendendo fiato rispetto al Dollaro americano dopo essersi proiettato nei paraggi di 1,38, mentre rimane ben intonato in confronto all'Euro con le quotazioni che viaggiano intorno a 0,88. Dove potrà arrivare? Gli specialisti di ING sono convinti che quest'anno la moneta di Sua Maestà toccherà 1,50 dollari, livello che non vede dal 2015. Mentre il cambio EUR/GBP potrebbe presto arrivare a 0,85. T
Tutto dipenderebbe dal verificarsi di alcuni scenari favorevoli alla Sterlina, che sulla carta sembrano più che plausibili. Ovviamente scenari avversi potrebbero rallentarne il processo, che comunque sarà destinato nel medio-lungo termine a giungere a compimento.
Sterlina: 4 fattori che la spingeranno in alto
Prendendo spunto dagli analisti di ING, vediamo 4 motivazioni per cui la moneta britannica ha ragionevoli probabilità di aumentare di valore nel tempo. Il primo riguarda il vaccino anti Covid-19. La Gran Bretagna è già riuscita a vaccinare il 14% della popolazione, almeno riguardo la prima dose, grazie alla velocità attraverso cui ha approvato i vaccini di Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Negli Stati Uniti si sono vaccinate 9 persone su 100, mentre in Europa solo poco più di 1 su 100. Questo significa che il Regno Unito ha creato le premesse per raggiungere più rapidamente quell'immunità di gregge che gli consentirebbe di rilanciare l'economia senza doversi preoccupare di ulteriori chiusure. Se ciò si dovesse verificare ovviamente sarebbe un vantaggio competitivo enorme.
Il secondo fattore dipende dagli stimoli fiscali attesi del Governo presieduto da Boris Johnson che verosimilmente non cesseranno fino a quando il Paese non sarà uscito definitivamente dall'incubo Covid-19. Questo sosterrà l'economia rafforzando la valuta interna. Anche in tal caso la Gran Bretagna sembra avere una marcia in più rispetto all'Eurozona, nonostante il Recovery Plan europeo, che però sembra accusare i ritardi di una politica impantanata in questioni di carattere partitico e ideologico.
Il terzo aspetto fa riferimento alla politica dei tassi d'interesse della Bank of England. Rispetto a BCE e FED, la BoE potrebbe smettere prima di espandere il proprio bilancio, fermo restando che tutte e tre le Banche centrali difficilmente ritoccheranno verso l'alto i tassi d'interesse prima del 2023. C'è da vedere se qualcuna taglierà ancora il costo del denaro. Questo sarà inevitabilmente legato a doppio filo con la ripresa economica. Un'accelerazione di questa farà venire meno tale esigenza. E stando alle intenzioni espresse dai Governatori è più probabile che non sia Andrew Bailey a fare la prima possa in tale direzione.
Il quarto e ultime fattore concerne la politica in sé. Dopo aver raggiunto l'accordo con l'Europa per un'uscita ordinata, la Gran Bretagna sembra aver acquisito una sua dimensione e dato segni di maggiore stabilità rispetto all'Unione Europea, la quale è ancora travagliata da parecchie beghe interne. Gli Stati Uniti sono invece in fase d'assestamento dopo il turbolento avvicendamento alla Casa Bianca e potrebbero impiegare ancora mesi prima di trovare un assestamento.
Sterlina: alcuni fattori di rischio
Il vento favorevole alla valuta britannica potrebbe incresparsi su una serie di ostacoli che ne delimitano il percorso. Ad esempio un pericolo deriva dalle mutazioni del virus inglese. In tal caso non è solo una questione di contagiosità, ma anche e soprattutto di quanto i vaccini possano essere efficaci per impedire l'infezione. Finora i primi studi sono incoraggianti, ma non esiste ancora una certezza assoluta. Nello scenario avverso, la Gran Bretagna sarebbe costretta a nuove chiusure, facendo pagare un salasso alla sua economia e quindi alla sua valuta.
Un altro rischio che potrebbe riaffacciarsi all'orizzonte riguarda l'indipendenza scozzese che guadagna sempre più terreno. Le elezioni del 6 maggio in Scozia rappresentano un fattore di incertezza di cui bisogna tenerne conto e che potrebbe rivelarsi una spina nel fianco.
Infine è tutto da vedere ancora se Regno Unito e UE manterranno solido l'accordo raggiunto o riemergeranno vecchi attriti che inevitabilmente metteranno in subbuglio i mercati valutari.