Mercato forex in fibrillazione nella settimana delle banche centrali (Fed e BCE in primis), ma anche per il tour asiatico di Trump, la questione dazi, lo shutdown americano e tanto altro. Sono due in particolare i cross valutari che hanno attirato la mia attenzione questa settimana. Il primo è EUR/GBP, il secondo AUD/USD.
Analisi EUR/GBP: focus sul budget
Per quello che riguarda il rapporto di cambio tra euro e sterlina si nota graficamente il tentativo di strappo sopra la resistenza critica di 0,875. Come accade ormai da diversi anni (ricordate il Liz Truss moment che costrinse la premier britannica alle dimissioni?), la presentazione ai mercati del budget crea alla sterlina inglese più di un tormento.
Nonostante recenti dati macro positivi, come i PMI e le vendite al dettaglio, il mercato si è concentrato esclusivamente sulla data del 26 novembre quando verranno presentate le misure economiche per tamponare il debito e rilanciare la crescita. Ma intanto i rumor si diffondono e questo provoca volatilità. Il timore è soprattutto di un inasprimento fiscale e tagli alla spesa. Un fattore che frenerebbe l’inflazione (aprendo altri problemi) concedendo alla Bank of England la possibilità di tagliare i tassi. Cosa che non potrà fare fino a formalizzazione del budget.

Nonostante questo, la sterlina è debole con EUR/GBP che pericolosamente sta superando le resistenze di 0,875, diverse volte testate nel corso degli ultimi mesi. In caso di rottura rialzista, ci sarebbe da scommettere su un cross più vicino a 0,90 entro fine anno.
Analisi AUD/USD: attenzione a quota 0,67
Altro cross valutario interessante che analizzo oggi è una tipica commodity currencies, AUD/USD.
Il dollaro australiano, dopo un affondo fino ai supporti di 0,645, ha invertito la tendenza ed ora sta puntando con decisione quella che, secondo me, è la zona critica anche in ottica di medio e lungo periodo. Ovvero le resistenze di 0,665/0,67.

Il tasso di inflazione australiano è salito ai massimi dell’ultimo anno al 3,2%, oltre le previsioni degli analisti. Questo dato riporta l’inflazione sopra la banda obiettivo della RBA di 2-3% mettendo in discussione il taglio dei tassi che la banca centrale potrebbe effettuare non solo questa settimana, ma anche per il resto dell’anno.
Le dichiarazioni "hawkish" del Governatore Bullock a fine settembre sembrano un lontano ricordo e, probabilmente, verrà deciso un approccio più soft in attesa di nuove informazioni e soprattutto di capire se un deal tra Stati Uniti e Cina come quello raggiunto sarà sostenibile e aiuterà l’Australia a uscire da un contesto poco positivo lato crescita economica e occupazione.
Tornando a AUD/USD, l’attacco alle resistenze potrebbe essere un fattore in grado di cambiare molti equilibri, dall’azionario emergente alle commodity. Salire sopra 0,67 offrirebbe un segnale tecnico molto interessante in prospettiva anche per queste asset class. Ovviamente guardando verso il basso “bucare” 0,64 sarebbe segnale preoccupante per l’Aussie.