Tempo di bilanci mensili per il mercato forex e come di consueto analizziamo insieme l’andamento delle principali valute mondiali appartenenti all’universo del G10 e dei paesi emergenti.
Per l’euro, ottobre non si è rivelato un mese molto positivo, rispecchiando una stagionalità solitamente fiacca per la moneta unica europea. Le tensioni geopolitiche, la crisi francese ed una BCE che attende di capire che strada prenderà la Casa Bianca sui dazi verso Cina e India con eventuali riflessi sull’inflazione, rimangono sullo sfondo di un’economia europea che ristagna a causa delle difficoltà dei due paesi leader, Francia e Germania. A complicare il tutto l’assenza di visibilità sui dati americani a causa dello shutdown.
Performance valute ottobre: vendite su won e yen
Cominciamo subito con il dire che tra le peggiori del mese ci sono due valute asiatiche. Il won sudcoreano e soprattutto lo yen giapponese.
Per il Giappone l’elezione della prima premier donna della storia con visioni di mercato particolarmente sbilanciate verso spesa pubblica, easing monetario e svalutazione ha colpito duramente la divisa nipponica, già svalutata pesantemente nei mesi scorsi a causa di una Banca centrale che è restia ad aumentare i tassi di interesse.
USD/JPY ha così superato quota 150 ed EUR/JPY a grandi passi si sta dirigendo verso 180. Poco altro da segnalare, se non una leggera debolezza della lira turca causata dal nuovo taglio dei tassi da parte della Banca centrale che porta i tassi sotto la soglia del 40% assottigliando ancora di più i tassi reali offerti dai bond turchi.
Rublo in deciso rialzo
Per l’euro, come detto, il mese non è stato particolarmente esaltante con un protagonista assoluto e un po' a sorpresa vista le dinamiche geopolitiche recenti con l’allontanamento di un possibile incontro in Europa tra Trump e Putin e conseguenti sanzioni sui colossi petroliferi russi decisi dalla Casa Bianca. Il rublo, infatti, ha guadagnato oltre il 4% nonostante un taglio dei tassi comunque inferiore alle attese da parte della Banca centrale russa. Permane un contesto fragile per l’economia e soprattutto di inflazione ancora troppo elevato per giustificare un approccio più aggressivo.
Bene anche valute emergenti come rupia indiana, indonesiana e rand sudafricano con quest’ultimo capace di approfittare del rally di tutti i metalli preziosi di cui il Sudafrica è uno dei più grandi produttori mondiali.
Tra le valute del G10 il mercato sembra aver dato netta preferenza alle divise rappresentative di Paesi a basso debito ed elevato rating. Oltre al consueto franco svizzero, ancora il migliore tra le valute del mondo sviluppato, bene hanno fatto corona svedese e norvegese, quest’ultima nonostante un prezzo del petrolio fiacco ma ben apprezzata per gli ancora elevati tassi di interesse che può offrire la carta norvegese.
Vedremo come si comporterà il mercato valutario in un mese di novembre in cui ci sarà grande attesa per le decisioni della Fed e per le sorti dello shutdown che rischia di diventare il più lungo della storia americana. Un mese tradizionalmente ancora favorevole al dollaro.