Sanae Takaichi è stata eletta primo ministro del Giappone il 21 ottobre 2025. Nota per posizioni conservatrici e per una visione economica favorevole a forti stimoli fiscali e a una linea morbida sulla politica monetaria, la sua ascesa ha subito spinto mercati e operatori a rivedere le attese su Bank of Japan e sullo yen.
Nelle ore successive all’elezione i rendimenti dei titoli giapponesi e dello yen sono scesi, mentre la Borsa ha ricevuto uno slancio iniziale. Questa reazione è coerente con la lettura che un governo più espansivo richieda alla Banca centrale di evitare che l’onere del debito pubblico schiacci i mercati obbligazionari domestici.
Sanae Takaichi nuova premier giapponese: torna l'Abenomics?
Takaichi, veterana del Partito Liberal Democratico e figura legata al pensiero economico della c.d. "Abenomics" (il complesso di politiche espansive che prende il nome dall’ex primo ministro giapponese Shinzō Abe), è vista come favorevole a maggiori spese pubbliche e ad una BoJ meno incline ad inasprire la politica monetaria. Pur avendo rotto un importante "soffitto di vetro" diventando la prima donna premier, la sua coalizione è ritenuta politicamente fragile e il suo potere d’azione dipenderà dalla stabilità della maggioranza e dai vincoli fiscali.
Molti analisti prevedono che la Bank o Japan potrebbe ritardare eventuali strette monetarie (o tornare più cauta nel percorso di normalizzazione) per non ostacolare una politica fiscale espansiva inaugurata dall’esecutivo.
Secondo l'agenzia Reuters, la BoJ continuerà a valutare i dati reali e quindi se l’inflazione dovesse accelerare in modo persistente e i salari salissero in modo sostenuto, la Banca centrale potrebbe essere costretta a riprendere la strada dell’irrigidimento. Ma nei prossimi mesi l’ipotesi di pause o rinvii nella sequenza di rialzi è la più plausibile.
USD/JPY: quali prospettive con la nuova premier?
Se la BoJ non dovesse alzare i tassi, il differenziale di rendimento con gli Stati Uniti e con altre economie resterebbe favorevole al dollaro e potrebbe spingere USD/JPY più in alto. Per contro, qualora si propendesse per una maggior spesa pubblica, aumenterebbero le emissioni di bond e se la BoJ non dovesse compensare con un’adeguata stretta monetaria, la pressione sul tasso di cambio andrebbe verso la svalutazione.
Tra gli scenari plausibili per USD/JPY nel breve-medio termine, se lo yen si indebolisce ulteriormente, USD/JPY può testare livelli superiori a quelli correnti. Siamo in zona 151 e la prima proiezione porterebbe a superare zona 153 della prima decade di ottobre ’25, per guardare a 158 di gennaio 2025. Se la svalutazione dello yen fosse troppo rapida e destabilizzante, il governo potrebbe considerare interventi in valuta per stabilizzare il cambio e fermare temporaneamente la discesa.
Se lo yen si dovesse rafforzare in modo rapido, USD/JPY andrebbe verso livelli inferiori e magari rivedere zona 145 toccata il 18 settembre. Questo richiederebbe però un’inflazione domestica proiettata al rialzo o una pressione salariale persistente. Circa l’azionario, i settori domestici (banche, industriali) potrebbero guadagnare nel breve; però l’erosione del potere d’acquisto del consumatore a causa dello yen debole, potrebbe rappresentare un rischio per i consumi reali.
Saranno da monitorare nei prossimi giorni le dichiarazioni ufficiali della premier Takaichi su piani fiscali e timeline; i Comunicati della Bank of Japan la cui prossima riunione di fine ottobre dovrebbe definire il nuovo approccio.
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