Sale l’attesa per il vertice coreano in cui i Presidenti di Stati Uniti e Cina potrebbero incontrarsi e definire un accordo sui dazi oppure, nel peggiore degli scenari, andare diretti alla trade war.
Le cannonate lanciate da Trump con il suo solito stile hanno fatto alzare le antenne degli investitori anche perché, dazi del 100% e passa sui prodotti cinesi rischierebbero di aumentare l’inflazione in America e legare le mani alla Federal Reserve proprio adesso che è arrivato semaforo verde anche da Powell per una manovra di taglio nel costo del denaro nel prossimo meeting (e probabilmente anche in un’altra occasione prima del termine del 2025). Le parole distensive di Trump più recenti fanno pensare alla volontà comunque di trovare un accordo.
Cina: i beni alimentari spingono al ribasso l'inflazione
Ma torniamo alla Cina perché gli ultimi dati di bilancia commerciale ed inflazione hanno fornito segnali interessanti. Le esportazioni cinesi rallentano verso gli Stati Uniti (quasi -30% a settembre), ma sono in salute verso Europa e resto dell’Asia. Gli ultimi dati hanno stupito anche per quello che riguarda le importazioni, salite ai massimi degli ultimi 17 mesi con metalli e tecnologia che hanno rappresentato i settori trainanti.
Per il momento però nulla è servito per risvegliare l’inflazione. Addirittura, su base annua gli ultimi dati parlano di deflazione in Cina, con un calo dello 0,3% nei prezzi al consumo. A deprimere l’inflazione i prezzi dei beni alimentari, scesi ai minimi degli ultimi due anni. Le prospettive non sono esaltanti. I prezzi alla produzione, solitamente anticipatori del movimento dei prezzi al consumo, sono scesi per 3 anni consecutivi come confermato dal -2,3% recente.
Un contesto di bassa inflazione che deprime i tassi cinesi e quindi i rendimenti offerti dalla carta emessa da Pechino i cui rendimenti sono ben lontani da quelli americani ed europei.
Euro/Yuan: il bull market è destinato a proseguire?
Un fattore di debolezza dello yuan cinese che si nota soprattutto nel rapporto di cambio con l’euro con le merci proveniente da Oriente che rimangono competitive sotto l’aspetto valutario.
EUR/CNY sta vivendo in questo momento una fase importante perché incapace di scendere sotto la delicata soglia di supporto di 8,20. Allo stesso tempo anche la barriera di resistenza di 8,50 ha dimostrato capacità di contenimento notevole della forza dell’euro.

In questi casi sono aperti tutti gli scenari tecnici. Dal triplo massimo che sotto 8,20 troverebbe la sua formalizzazione garantendo per le settimane a venire forza allo yuan. Oppure semplice fase di riflessione dando forma ad una figura di continuazione del bull market cominciato a febbraio 2025 pronta a svoltare verso l’alto.
Situazione interessante e che indubbiamente sarà anche influenzata dall’andamento dell'EUR/USD, dalla politica monetaria Fed e soprattutto dall’incontro al vertice che a breve Trump e Xi faranno nel tentativo di deporre le armi della trade war. Al momento, comunque, lo yuan cinese non mi esalta particolarmente come valuta sulla quale assumere posizioni lunghe e rimango in attesa di segnali più chiari su EUR/CNY.