Stati Uniti che con il Thanksgiving entrano ufficialmente nel periodo dello shopping natalizio, un momento che sarà della verità per l’amministrazione Trump con la lunga coda dello shutdown che potrebbe provocare qualche squilibrio nella domanda interna.
Soprattutto a causa di un mercato del lavoro meno frizzante e di un minor potere d’acquisto causato dagli aumenti per i dazi e appunto dai licenziamenti conseguenza del blocco delle attività federali. I primi dati preliminari di prezzi alla produzione e al consumo sembrerebbero poi confermare un raffreddamento delle tensioni inflattive in America, questo sarà l’assist ideale per la Fed per procedere con un taglio dei tassi nel meeting del 10 dicembre.
Riunione Federal Reserve: Powell in modalità neutrale nel 2026?
Forse l’ultimo taglio? La lunga corsa alla successione di Powell è partita e potrebbe anche essere che Powell entri in modalità neutrale. A maggio l’attuale Presidente che ha traghettato l’America fuori dal Covid ma che ha saputo destreggiarsi anche in un periodo di alta inflazione e di guida politica avversa, lascerà posto a un candidato più gradito a Trump. Gli ultimi rumors indicano in Kevin Hasset colui che in questo momento sarebbe in pole position.
Se la Fed taglierà il costo del denaro al 3,50%-3,75% avremo comunque un passaggio di consegne che potrà poggiare su una politica espansiva a fronte di tassi di crescita attesi che non giustificherebbero tali atteggiamenti "dovish".
Ma come si sa le aspettative guardano in quella direzione e lo stesso mercato azionario pregusta già una guida della politica monetaria più accomodante. Staremo a vedere, ma chiaramente un contesto di questo genere non dovrebbe lasciare grande spazio al rafforzamento del dollaro americano.
A questo si aggiunge anche un fattore stagionale che da dicembre in avanti dovrebbe limitare le ambizioni del biglietto verde non ben intonato nell’ultimo mese dell’anno stando alle rilevazioni storiche.
Forex: EUR/USD, lo stallo è evidente
Se l’euro è stato incapace di superare le resistenze di 1,19 per motivazioni squisitamente tecniche (la seconda gamba rialzista di questo bull market eguagliava la prima) e di sentiment (eccessivamente negativo verso il dollaro), al tempo stesso l’euro è stato molto solido nel limitare le ambizioni di un dollaro incapace di scendere sotto 1,15.
Quello che potenzialmente poteva essere una figura di testa e spalla ribassista in grado di fornire un boost al biglietto verde si è per il momento dimostrata una trappola.

Il rimbalzo dell’euro delle ultime sedute mette invece nel mirino la spalla destra di questa figura posizionata a 1,165. Andare oltre questa resistenza schiuderebbe le porte a EUR/USD libero di puntare con decisione verso i massimi di 1,19 con tanto di formalizzazione questa volta sempre di una figura di testa e spalla ma rialzista. La Fed come sempre sarà decisiva nel fornire le indicazioni al mercato le prime indicazioni su dove potrebbe muoversi EUR/USD nei prossimi mesi.