La Fed ha pubblicato i verbali dell’ultimo meeting, evidenziando come a maggio unci sarà un rialzo dei tassi di almeno 50 punti base. Un processo di aggiustamento che richiederà tempo e che porterà il bilancio della Banca centrale a diminuire considerevolmente dai quasi 9.000 miliardi di dollari, visto che i titoli in scadenza non verranno rinnovati.
Uno shock per il mercato obbligazionario, che sta vivendo uno dei momenti peggiori dell’ultima decade con rendimenti saliti fino al 2,7% sulle scadenze decennali e un processo di inversione della curva ormai completato.
Banche centrali: prossime riunioni saranno decisive
Il mercato si aspetta un arrivo dei tassi negli USA tra il 3% e il 3,25%, fattore che ha provocato un allargamento nel differenziale rispetto al Giappone ma anche all’Europa. Se per quello che riguarda i rendimenti giapponesi sta agendo artificialmente la Bank of Japan nel tentativo di controllare l’andamento della curva dei rendimenti, in Europa i dati di inflazione e alla produzione impongono un cambio di atteggiamento da parte della BCE.
I prossimi meeting saranno decisivi, ma già oggi il mercato sconta 100 punti base di rialzo anche nel Vecchio Continente entro i prossimi 12 mesi. Il rischio è quello di un eccessivo attendismo da parte di Lagarde, che potrebbe cominciare a provocare ricadute importanti nel mondo del lavoro con maggiori richieste di adeguamento salariale.
EUR/USD: analisi tecnica e strategie operative
EUR/USD per il momento si sta comportamento come tipicamente fa dopo l’avvio di una prima fase di rialzo dei tassi. Una relativa stabilità e fatica da parte del biglietto verde nell’apprezzarsi ulteriormente dopo la corsa dei mesi precedenti.
I supporti di area 1,08 appaiono solidi e destinati a tenere ancora per qualche settimana salvo un deterioramento improvviso della guerra tra Ucraina e Russia a questo punto con interessamento dei confini NATO. Scenario non auspicabile ma che in un contesto come quello attuale non può essere escluso più i tempi diplomatici si allungheranno.
Tecnicamente una BCE più aggressiva del previsto potrebbe consentire al cambio di muoversi a ridosso della media mobile a 100 giorni che finora ha sempre arginato le velleità dell’euro. Quindi area 1,12 rimane ancora un livello da trader per andare short mentre per posizionamenti più di medio periodo la fascia 1,12/1,15 sembra essere quella più interessante qualora il dollaro dovesse perdere qualche posizione in più.
Alcuni elementi cominciano però ad essere indizi di un possibile minimo delle quotazioni nel corso del 2022. Uno di questi è il tasso di variazione annua del cambio ormai arrivato a -10%. In passato questo segnale tecnico è stato un primo alert per chi aveva assunto posizioni short di cominciare a ragionare su operazioni di hedging. Al momento rimane comunque dominante il bear market con i livelli 1,12/1,15 a fare da spartiacque per una eventuale inversione di tendenza.